MARIA LAI – La favola, la scuola i bambini

“Cosa intendevi per arte quando hai scelto la tua strada?”
“Giocavo con grande serietà, a un certo punto i miei giochi li hanno chiamati arte.”
Con queste parole Maria Lai parla della sua arte. Per lei l’uomo ha bisogno di mettere insieme il visibile e l’invisibile, perciò elabora fiabe, leggende, feste, canti, arte. Per avvicinate tutti, anche i bambini, al magico mondo dell’arte, Maria inventa delle storie, dei giochi, delle fiabe. E’ uno degli stratagemmi usati da Maria per catturare lo spettatore disorientato davanti all’arte, e coinvolgerlo, come una fiaba coinvolge il bambino. Lei  dice: “Chiunque io cerchi di sollecitare a un dialogo sull’arte si annoia, soltanto se è in  forma di gioco, anche se impegnativo, mi ascolta”. La fiaba permette ai bambini di esprimere la propria vita interiore, le proprie emozioni, i propri sentimenti. Può, quindi, diventare uno strumento per l’educazione alla vita e all’arte. Le fiabe indicano tempi e spazi che non esistono, diventano bugie che servono al bambino e all’adulto per sperimentare la dimensione del sogno e vivere poeticamente la propria esistenza.

Con il racconto di una fiaba si invita chiunque a percorrere un viaggio nella fantasia e a tentare di scoprire una nuova storia. La fiaba non si occupa della realtà ma può essere un ottimo strumento per descriverla in maniera semplice e coinvolgente. E’ fuori dal tempo e dallo spazio, ma mette in luce percezioni profonde, desideri, paure. Per i bambini, a cui Maria dedica molti dei suoi lavori, le fiabe sono una necessità insopprimibile, poiché in esse si immedesimano, e aiutano i piu’ piccini a superare i loro conflitti interiori.
Il bambino ha bisogno dei racconti fantastici e della magia, anche se contengono elementi di paura, perché attraverso queste esperienze possono sviluppare più facilmente la  capacità di rapportarsi con se stessi e con la complicata realtà che li circonda. L’arte di  raccontare è innata in Maria Lai. Sin dagli anni Settanta per realizzare le sue opere utilizza differenti materiali: stoffa, tela grezza, tela jeans, pellicola trasparente e soprattutto il filo. Le immagini più ricorrenti sono il sole, il cielo, la terra, la vita, la morte, la creazione, la felicità e la paura, non mancano i richiami alla società e alla vita politica. Da questo punto di vista è molto interessante la storia di “Curiosape”, dove il Potere, metaforicamente rappresentato dall’ape regina, viene deleggittimato dall’artista Curiosape, e si comprende grazie alla sua creatività e ai suoi insegnamenti che per una comunità è importante non perdere il contatto con le feste, i riti e l’arte. Nel racconto si alternano immagini colorate che illustrano la storia, e pagine contenenti citazioni e libere riflessioni sul difficile rapporto tra arte e politica. Il progetto didattico legato alle fiabe è stato realizzato presso alcune scuole con il fine di sviluppare nei bambini la propria fantasia e di avvicinarli all’arte tramite l’ascolto, l’osservazione e la possibile interpretazione.

Maria Lai

Nasce a Ulassai il 27 settembre 1919. Nel 1939 lascia la Sardegna per iscriversi al liceo Artistico di Roma con Marino  Mazzacurati. Dal 1943 al 1945 frequenta il corso di scultura dell’Accademia di Belle Arti di Venezia con Arturo Martini e Alberto Viani. Nel 2004 le viene conferita la Laurea Honoris causa in Lettere dall’Università degli Studi di Cagliari, discutendo la tesi: Sguardo, Opera, Pensiero.
Negli anni Sessanta si verifica un importante mutamento nella ricerca artistica di Maria Lai, la sperimentazione si estende a nuove materie e nuovi linguaggi: telai, libri e tele cucite, pani e terrecotte, fino alla partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1978. Con gli anni Ottanta la ricerca sui segni e sui materiali assume una più accentuata connotazione ambientale: 1981, il suo straordinario intervento ambientale:
Legarsi alla montagna, Ulassai (NU); 1983, La disfatta dei varani, Camerino(MC); L’alveare del poeta, Orotelli (NU). In questo periodo iniziano le collaborazioni con il teatro: 1983, Mare-Muro scenografia del concerto Strazza-Rizzo La Scaletta, Roma; 1985 Nello spazio di Euclide, Prato; 1986 Lettere al lupo, Prato, Alessandria, Trieste. Negli anni Novanta partecipa a numerose mostre nazionali e internazionali, mentre proseguono le sue operazioni sul territorio, come: 1988 Il Telaio nel lavatoio comunale, 1992 La strada del rito e Le capre cucite, Ulassai; 1993 Su barca di carta m’imbarco, Atelier sul mare, Messina; La scarpata, Ulassai; 1997 L’albero del miele amaro, Siliqua (CA); Il Tempo dell’arte, Su logu de s’iscultura, Tortolì (NU); 1999 Olio di parole 1, Museo dell’Olio Della Sabina, Castelnuovo di Farfa (RI); 2003 Quanti mari navigare, Località Sa Illetta, Cagliari; Il volo del gioco dell’oca; 2004 Libretti murati di terracotta; 2005 La casa delle inquietudini, Ulassai (Ogliastra).