Mamme alla guida: dare il buon esempio ai figli al volante

patente-guida-accompagnataQuale genitore prima dell’esame di guida del figlio non si è armato di pazienza per accompagnarlo a fare un’esercitazione? La patente di guida è uno dei momenti che, da adolescente, ti fa capire che ti stai avvicinando al mondo delle responsabilità. Ed è per questo che una mamma vive questo step con una velata preoccupazione. Suo figlio sta crescendo e il numero di pericoli ai quali andrà incontro da quel momento in poi inizia a sfuggire al suo raggio di controllo. Accompagnarlo a fare esercitazioni di guida è un modo per tranquillizzarsi, anche se temporaneamente, e perché no, dargli il buon esempio al volante. Da non trascurare l’importanza in termini di apprezzamento sociale che ha, soprattutto per i figli maschi, superare l’esame al primo colpo e dopo poche esercitazioni private.

Quante delle mamme che affiancano alla guida il proprio figlio conoscono le regole imposte dalla legge per le esercitazioni? Assicurazioneauto.it, un portale che si occupa di mobilità, sicurezza stradale e assicurazione, si rivolge a loro chiaramente con un prospetto di sintesi per far sì che si sentano più sicure. Alcuni consigli pratici su cosa non può mancare per non incorrere in situazioni spiacevoli prima di mettere in moto, piccole dimenticanze che spesso si compiono e che costringono a tornare indietro: controllate innanzitutto che il ragazzo sia munito dell’autorizzazione ad esercitarsi alla guida, il cd. Foglio Rosa, e che abbiate esposto nella parte anteriore e posteriore dell’auto il contrassegno con la lettera P per segnalare la presenza di un principiante sulla strada, naturalmente, non lasciate a casa la carta d’identità di entrambi.

La mamma, invece, per essere in regola, di cosa deve preoccuparsi? Di aver conseguito la patente B da almeno 10 anni, di sedere sui sedili anteriori e intervenire tempestivamente ed efficacemente in caso di errore, ha l’obbligo di scegliere un luogo idoneo e commisurato al grado di esperienza e capacità del figlio ‘allievo’, deve avere condizioni psico-fisiche per guidare idonee come quelle indicate dall’art. 115 del codice della strada e non deve superare i 65 anni.

Verificato tutto ciò, mamma e figlio sono pronti per esercitarsi alla guida.

Una volta partiti, mista all’entusiasmo e all’orgoglio di vedere il figlio misurarsi in una nuova esperienza, una preoccupazione affiorerà alla mente del genitore: se, per una disattenzione, provocano un incidente o un danno, chi è il responsabile, il giovane alla guida o lui che ne è il supervisore?

Multa di ben 1600 se si viene scoperti sprovvisti di foglio rosa, sanzione che spetta anche alla mamma “disattenta”. 

Cosa succede? Interviene, a questo punto, la polizia stradale che ha il compito di raccogliere gli elementi di prova e le dichiarazioni del giovane e della mamma che potrebbe dover rispondere danni in concorso di colpa o per colpa esclusiva, naturalmente è compito dell’autorità giudiziaria accertarlo.

Vogliamo far luce su due casi, responsabilità civile e penale.

Nel primo, il genitore è libero da colpe solo se dimostra di non aver potuto impedire il fatto per ragioni indipendenti dalla sua volontà (e in questo caso ha diritto al risarcimento di eventuali danni). Altrimenti è sempre colpevole, come sancito dall’art. 2048 del Codice Civile per la responsabilità di insegnanti e precettori per i danni prodotti dagli allievi da essi curati. In sintesi, il genitore è colpevole per il semplice fatto che il danno sia stato causato dal figlio sotto la sua supervisione.

Non è escluso che il ragazzo risponda dell’illecito per una sua condotta. In questo caso si parla di responsabilità solidale per i danni provocati.

Non resta che analizzare il caso più grave, e fortunatamente meno ricorrente, quel del sinistro che ha implicazioni penali.

La responsabilità penale è anch’essa suddivisa tra i due.

Una regola essenziale, la legge non ammette che il figlio alla guida non sia responsabile in nessun modo: nonostante si tratti di un inesperto e di esercitazione, egli è pur sempre capace di intendere e volere.

È quindi imputabile e punibile qualora la responsabilità sia dovuta a imprudenza o violazione di norme (è tenuto ad essere cauto e a conoscere il codice della strada seppur abbia accanto un istruttore). Inoltre, qualora il sinistro sia causato da imperizia (l’inesperienza è insita in chi si sta esercitando), ad esempio quando si è verificato per un errore del ragazzo nell’uso dei comandi (nozioni tecniche basilari che si presume debba conoscere), la responsabilità penale del sinistro è tutta sua. L’istruttore-genitore risponde a titolo esclusivo del sinistro solo se ha dato comandi avventati o indicazioni errate al conducente; si passa al concorso di colpa, invece, se non è intervenuto o lo abbia fatto in modo tardivo per evitare un evento dannoso dovuto all’errore dell’allievo.

Non a caso oggi si insiste sul tema della prudenza, per i giovani e perché no, anche per i loro genitori. È, dunque, tanto piacevole per una madre affiancare il figlio in un momento così delicato come quello che precede il conseguimento della patente, vedere come si responsabilizza e cogliere l’occasione per potergli dare il buon esempio al volante. Come? Può partire dalle piccole cose, come dimostrarsi rispettosa delle regole della strada e preparata sulle norme in materia di esercitazioni di guida.

Di Myriam Vegliante

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