Manuela Collu il mio impegno: andare oltre insieme

Fortemente legata alla sua terra e alle tradizioni, mette il cuore in tutto ciò che fa. Laureata in scienze politiche, nel 2007 ha partecipato alla Scuola di fede e coscienza politica della Diocesi di Cagliari, nel maggio 2011 è stata eletta Consigliera della Municipalità di Pirri, e dal maggio 2013 è entrata a far parte della Commissione pari opportunità del comune di Cagliari. Attualmente è candidata alle prossime elezioni regionali del 16 febbraio 2014 per la provincia di Cagliari nella lista dei Riformatori Sardi. Cattolica convinta, non abbandona i suoi ideali.

Rivista Donna l’ha incontrata.

L’importante ruolo della donna nella società oggi…quali i passi avanti?

Le donne hanno dovuto conquistare la propria libertà, hanno dovuto combattere per essere ritenute e di pari dignità rispetto agli uomini, il paradosso sta proprio qui; le donne hanno dovuto combattere per qualcosa che spettava loro di diritto.

La parola parità cosa significa? La parola parità include il significato di uguaglianza; quindi uomo e donna dovrebbero essere uguali. Ma cosa significa dovrebbero essere uguali? Dovrebbero avere gli stessi diritti, gli stessi doveri, le stesse opportunità e le stesse possibilità. Molto è stato fatto in questo campo, ma molto c’è ancora da fare.

Spesso sentiamo parlare di doppio voto di genere, quote rosa, le quote rosa sono alcune quote minime di presenza femminile all’interno di organi elettivi. Le quote rosa sono molto importanti per la società, ma ciò che a me fa riflettere è il fatto che siamo dovuti arrivare alle quote rosa, cioè la presenza femminile all’interno di amministrazioni pubbliche e istituzioni politiche dovrebbe essere qualcosa di ovvio, così come è la presenza maschile, senza bisogno di ricorrere alle quote rosa. Purtroppo questo non è possibile. Attualmente la percentuale di donne al parlamento si attesta intorno al 30%, una percentuale ancora troppo bassa. La percentuale ideale, è il 50%, un risultato che oggi sembra quasi utopico, ma non impossibile. Io credo che noi donne ci dobbiamo riappropriare della nostra vita, ma soprattutto comprendere che dobbiamo essere parte attiva della vita politica. Il ruolo politico della donna è stato sempre visto come qualcosa di passivo, e ciò non è affatto giusto, le donne sono elettrici, ma devono anche essere elette e avere la consapevolezza che essere elette da la possibilità di migliorare qualcosa, la nostra società, noi stesse.

La figura della donna è stata spesso strumentalizzata non solo da chi l’ha trattata come oggetto, ma anche da chi ha costruito sopra a questo oggetto una campagna mediatica. Io credo che ogni donna debba essere libera e la libertà è un concetto assoluto. Quindi ogni donna è consapevole di ciò che fa. Una donna è libera solo quando è completamente padrona di se stessa e di ciò che decide di fare. La libertà deve essere un anello portante della politica, questa è la cosa fondamentale, e tutte le forze politiche, soprattutto quelle giovanili dovrebbero cercare di costruire un percorso, un percorso di guida di una nazione, di un partito, di un’amministrazione che possa fondarsi sulla collaborazione di uomo e donna. Pensiamo alla famiglia, la famiglia è costituita da un uomo e una donna, la loro unione crea qualcosa, crea l’istituzione sulla quale si è fondata l’intera umanità. La cosa pubblica deve essere vista come una grande famiglia, una famiglia di uomini e donne, che in parti uguali, e se lo desiderano in modo diverso oppure allo stesso modo, dovrebbero contribuire a sostenere la costruzione di un’intera società. Sono le donne che devono essere protagoniste di questo cambiamento, le donne che devono riuscire a comprendere il ruolo centrale che dovranno assumere se credono che un cambiamento sia possibile.

La futura classe dirigente, la classe che dovrebbe portare idee nuove, una classe però, in cui ancora una volta le donne costituiscono una minoranza. In questo momento i giovani dovrebbero fare fronte comune per questa situazione. Scrivendo queste cose mi viene in mente una frase del film Qualunquemente di Antonio Albanese, “Le donne che devono entrare in politica, è la politica che deve entrare nelle donne”, questa frase nella sua ironia è vera. Perché la politica deve diventare un impegno comune, deve diventare qualcosa di normale, non deve essere anormale, non deve fare notizia il fatto che ci sia una donna a ricoprire posizioni di prestigio. Non importa il colore politico, conta il fine comune e le donne devono essere presenti in organizzazioni politiche, ma anche sociali e culturali.

Una donna deve sapere di potere essere protagonista della vita politica, della vita professionale, della vita sociale e della vita familiare, e deve essere consapevole di poter essere tutto questo con naturalezza e successo. Per molte di noi essere donna è legato a doppio filo alla presenza della famiglia che sostiene e ama. Il primo successo per ognuno di noi sta nella realizzazione personale, realizzazione che non è sempre e solo carriera, ma realizzazione che è soprattutto equilibrio, serenità, misura, buon senso.

Tutte noi, anzi tutti noi, dobbiamo comprendere che è sempre possibile migliorare, che niente è impossibile, che ogni realizzazione personale e collettiva si può raggiungere, basta solo avere un obiettivo comune. Io credo che ognuno di noi debba riappropriarsi di alcuni principi, ma soprattutto di alcuni ideali etici e morali che creano il nostro io e la nostra personalità, che ci avvicinano alla realizzazione di noi stessi, alla felicità. L'”appartenenza” cantava Giorgio Gaber, l’ineguagliabile sensazione di far parte di qualcosa di più grande di noi, l’appagamento di partecipare, condividere, andare oltre insieme.

La diversità di ognuno di noi deve essere la base di quella collettività migliore che vogliamo costruire, collettività all’interno della quale la donna deve essere una figura chiave in tutta la sua completezza, complessità, libertà e individualità,

Da cattolica mi colpiscono particolarmente le parole dette da papa Francesco durante un udienza “Noi cristiani non possiamo giocare la parte di Pilato, lavarci le mani, non possiamo, dobbiamo immischiarci nella politica perché la politica è una delle forme più alte di carità perché cerca il bene comune: i laici cristiani devono lavorare in politica”.

(Durante la visita a Cagliari nell’aula magna della pontificia facoltà teologica) Parole forti, che lasciano il segno sul mondo della cultura sarda: «Prestiamo attenzione ai giovani, soprattutto ai giovani impegnati in politica: hanno un altro modo di pensare. La loro musica è diversa da quella che siamo abituati a sentire, e non si abbia paura di ascoltarla. Il coraggio sia il tempo musicale per andare avanti». E poi: «Sapete come i cinesi scrivono la parola crisi? Ve lo dico io: con i caratteri del pericolo e dell’opportunità. Teniamolo a mente: può essere un’opportunità».

Quali sono i tuoi impegni sociali?

Da oltre sei anni svolgo attività di volontariato presso la Congregazione femminile dei gesuiti “Figlie Del Cuore di Maria” di Cagliari. L’impegno consiste nel recuperare il cibo in esubero dalla mensa universitaria per poi distribuirlo alle varie famiglie bisognose di Cagliari e dell’hinterland. Attualmente collaboro anche con l’associazione ambientalista: “L’uomo che pianta gli alberi”.

Ideatrice di due progetti, quali?

L’apertura delle case campidanesi a Pirri. Durante la seconda edizione (ottobre 2013) è stato possibile far visitare 8 splendide case del centro storico di Pirri. Con il coinvolgimento dei proprietari le suggestive dimore campidanesi hanno fatto da cornice alla realizzazione di eventi, degustazioni di prodotti locali, esposizioni di mostre e opere realizzate da artigiani e artisti.

Il secondo progetto è il “Mercato campagna amica della Coldiretti” ideata da me. Consiste nella vendita dei prodotti a Km zero nel quartiere di santa Teresa a Pirri. Credo che oggi sia importante avere coraggio di fare politica per manifestare l’amore per il proprio territorio. La Sardegna è ricca di risorse da valorizzare. Le persone hanno bisogno di riscoprire i valori e di avere risposte concrete alle loro esigenze.

Progetti?

Far parte della nuova classe politica sarda per risolvere i problemi del territorio sardo alla radice. Accrescere e promuovere le risorse enogastronomiche, ambientali e turistiche; sviluppare la continuità territoriale e impegnarmi per la defiscalizzazione delle imprese e del lavoro.

Per le donne?

Voglio fare una esortazione alle donne: votate una donna, perché le donne devono portare istanze che le riguardano, tra queste: la maternità. Portare avanti una gravidanza per la donna non deve essere una discriminante. Questo non deve sussistere in una società moderna. Inoltre, i figli devono essere tutelati. Dalla scuola materna la famiglia monoreddito deve essere tutelata. Troppo spesso famiglie svantaggiate si vedono superare dagli extra comunitari. La scuola materna deve essere un diritto gratuito per tutti.

Ho vissuto a Londra per alcuni mesi e il sussidio per i ragazzi delle famiglie svantaggiate era garantito. Dobbiamo impegnarci per uguagliarci alla elevata qualità delle politiche sociali in Europa.

Sogno nel cassetto?

Una famiglia con figli. Sono fortemente cattolica, credo nella famiglia e la metto al primo posto.

   Patrizia Floris