Donne: la strada per la parità è ancora lunga anche per gli infortuni sul lavoro

diritti umani e lavoroDue volte discriminate. La strada per una vera parità di genere tra uomo e donna sembra essere ancora lunga e coinvolge anche il settore degli infortuni sul lavoro.

Questo è il dato che emerge dall’Anmil (Associazione mutilati e invalidi sul lavoro) nella ricerca “Tesori da scoprire: la condizione della donna nella società” presentata al Senato.

Sono 250 mila le donne che ogni anno in Italia subiscono infortuni sul lavoro e malattie professionali e circa 2.000 sono colpite in modo così grave da diventare ‘disabili’.

Il 23,5% delle disabili afferma di aver perso il lavoro perché spinta a licenziarsi e il 22,5% denuncia una doppia discriminazione come donna e come disabile.

La disabilità femminile ha caratteristiche diverse da quella maschile. E seppure le donne siano solo il 14% dei disabili da lavoro italiani (96 mila su un totale di 690 mila persone) hanno maggiori difficoltà degli uomini sul piano psicologico (con il 36% delle disabili con meno di 50 anni che chiede un sostegno), lavorativo e familiare.

Si legge nella ricerca che, il 51,5% delle donne intervistate ritiene indispensabile un aiuto fisso di una badante o una domestica contro l’8% degli uomini, ”probabilmente perché delegano alla moglie, alla compagna o alla madre l’incarico”.

Inoltre, nei casi di infortuni molto gravi solo un uomo su quatto resta vicino alla compagna, mentre c’è ”una tendenza delle donne a rimanere accanto al marito invalido”.

Il settore di attività che ‘produce’ il maggior numero di donne disabili è, ancora oggi, l’agricoltura con una quota pari al 15,4% del totale, seguita dalla sanità 12,7% e dall’industria 10,8%.

Gli infortuni più gravi si verificano nel 35% dei casi nel percorso casa-lavoro, quando si concentrano ”tutti gli stress e le molteplici difficoltà di conciliazione lavoro-famiglia della donna lavoratrice”.

Solo il 25,5% delle intervistate imputa la causa dell’infortunio a qualcosa o qualcuno di esterno, un fatto che rimarca l’Anmil, ”l’assoluta necessità di continuare a rafforzare l’attività di formazione” sulla sicurezza.