Il Caffè – Dibattito come modello di Mediazione sociale a cura di Delia Manferoce

caffèOggi la mediazione è una parola ricca di significati, che rimanda a vari campi d’applicazione e a pratiche e metodologie d’intervento che vedono protagonisti professionisti del pubblico e del privato, che rimandano comunque a setting specifici e ruoli definiti.

La pratica del Caffè – Dibattito invece non si rifà a nessuna di queste modalità d’intervento, anzi investe molto nella forza della riflessione e della comunicazione personali come libertà di espressione, elementi di forza per promuovere nuovi percorsi verso la cultura della mediazione nella società.

Ho partecipato ad un seminario sul “Caffè – dibattito” promosso a Cagliari dal direttore del CGM della Sardegna, Isabella Mastropasqua, e ritengo che questa buona pratica abbia potenzialità notevoli per penetrare nella vita sociale di una città, offrire stimoli al confronto e alla riflessione della cittadinanza, suscitare con discrezione l’interesse per la mediazione a vari livelli.

A varare il Café Débat a Parigi nel 1995 furono Thierry Bonfanti assieme a Michel Lobrot e Nicole Habrias, che ispirandosi alla tradizione del cafè letterario e filosofico, lo rivisitarono appunto in Cafè Debat. Una nuova formula per parlare con la gente, per ridare parola al cittadino, in un confronto di idee in un luogo – il bar – dove liberamente si viene e liberamente si decide se partecipare o no ad un dibattito, dove si sceglie il tema da dibattere. Un luogo “ informale” per favorire l’incontro e il dialogo tra le persone, capace di suscitare o rafforzare legami sociali e partecipazione alla vita culturale della città, come fattori di aggregazione e di lotta contro l’isolamento.

In seguito Thierry Bonfanti, psicologo, consulente, formatore, trasferitosi da Parigi a Trento, decise di importare il “caffè dibattito”a Trento e da lì diffonderlo come nuovo modello di mediazione sociale.

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Cos’è allora il Caffè – Dibattito?

È un dibattito pubblico che si svolge tra persone che s’incontrano in un bar e decidono assieme di cosa parlare.

L’argomento viene scelto secondo una procedura democratica (ciascuno propone un tema e dopo una votazione si sceglie l’argomento più votato).

Si invitano quindi le persone a parlare in modo che ognuno possa esprimersi attingendo alla propria esperienza di vita.

Nel caffè dibattito, è possibile parlare di sé, del proprio vissuto, di argomenti della vita quotidiana: quest’impostazione permette, quindi, una partecipazione più ampia della gente presente, un confronto tra parti spesso diametralmente opposte, lontane

La conduzione del Caffè -Dibattito è “centrata sulla persona”. Il conduttore riformula i vari punti di vista, cercando di renderli più chiari per facilitare lo scambio. La comunicazione è mediata. Gli interventi dei partecipanti vengono riformulati dal conduttore per chiarire l’evoluzione della discussione.

Il ruolo del conduttore è importante perchè non fa il leader, anzi è garante della libertà di espressione di ciascuno, tutelandolo contro ogni forma di sopraffazione. Il conduttore può essere un professionista mediatore, esperto in comunicazione, facilitatore, etc. ed ha il compito di organizzare l’evento in accordo con il gestore del bar, con cui ha in precedenza condiviso e programmati ora, giorno e durata del dibattito.

La partecipazione è gratuita e comprende una consumazione al bar (che invece non è gratuita). Fattore di successo per il Caffè – Dibattito è l’eterogeneità del pubblico, un’informazione presso la cittadinanza curata e diversificata che possa ricomprendere un numero sufficiente di partecipanti e garantire ricchezza al dibattito.

Infine, la scelta del bar è un elemento molto rilevante: infatti deve essere frequentato da utenti di ogni provenienza sociale, senza connotazioni politiche o culturali, senza target generazionali, aperto a tutti, e proprio grazie al clima di convivialità limitata, all’occasionalità degli avventori che viene favorita la partecipazione informale di coloro che hanno voglia di “parlare di qualcosa” senza sapere a priori “ cosa”.

Il resto ovviamente dipende dalla conduzione e dalla capacità del conduttore.

Questo nuovo modo di fare mediazione sociale, direi itinerante, fuori dalle regole, in mezzo alla gente, può assumere oggi, nell’attuale contesto sociopolitico ed esistenziale, una valenza importante per riattivare la comunicazione e il dialogo tra generazioni, attraverso uno luogo dove condividere “pensieri” che difficilmente vengono fuori secondo i tradizionali canoni dello “stare assieme” (vedi convegni, laboratori etc., dove ruoli e leadership sono già definiti).

Il Caffè – Dibattito può rappresentare davvero una nuova occasione per riattivare legami sociali e risorse della comunità, troppo spesso sopiti dal frastuono dei media e dall’isolamento che la città porta con sé, per creare “basi orizzontali “ di dialogo e di ascolto, propedeutici per limare e abbassare la conflittualità della vita di ogni giorno.

Sicuramente potrà diventare un affascinante percorso per attivare le risorse personali e collettive in un’ottica di prevenzione e di educazione al dialogo e all’accoglienza civili, un modello di mediazione sociale per la diffusione a 360° di una cultura della mediazione .

Di Delia Manferoce

Per saperne di più consultare il sito: www.thierrybonfanti.eu