Senza animali il circo è più umano

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Il circo viene immaginato come un mondo magico, animato dall’allegria dei clown, dalla bravura dei giocolieri e trapezisti, dal colore dei tendoni e dei carrozzoni. Per gli umani il circo è, a seconda dei casi, un lavoro o uno spettacolo da andare a vedere. Per gli animali, invece, rappresenta sempre una vita di sofferenza, tra gabbie e fruste; un esistenza trascorsa subendo prigionia e violenza. Un migliaio di animali sono oggi prigionieri dei circa 130 circhi italiani; costretti in spazi angusti ed addestrati con la violenza. Dietro i tendoni colorati ed i lustrini delle soubrette si nasconde un mondo fatto di prigionia e soprusi finalizzati ad indurre negli animali comportamenti innaturali ed obbligarli ad eseguire esercizi ripetitivi. Cavalli, cani, grandi felini, elefanti, ippopotami, rinoceronti, zebre, e giraffe, sono vittime di un’insana ed anacronistica forma di divertimento. Spazi angusti, fruste, pungoli e percosse: questo è l’armamentario utilizzato dai circhi per umiliare gli animali fino a renderli totalmente dipendenti dalla volontà del domatore. La iena non la domi mai perché non capisce. Puoi punirla cento volte e lei cento volte ti assale e continua ad assalirti perché non realizza che così facendo prende botte mentre, se sta buona, nessuno le fa niente ( Liana Orfei, – La grande casa chiamata circo, Ed. La sorgente, Milano 1977). Dichiarazioni analoghe di altri circensi spiegano come faccia una tigre a superare l’atavico terrore del fuoco passando attraverso un cerchio dato alle fiamme o come un elefante riesca a sopportare il peso che grava sulle zampe posteriori quando viene costretto ad alzarsi allo schioccare di una frusta. Le famiglie circensi italiane beneficiano ogni anno di abbondanti contributi pubblici, nonostante gli spettatori paganti siano sensibilmente diminuiti negli ultimi anni manifestando avversione per gli spettacoli dove vengono sfruttati gli animali. Il circo non è l’unico esempio di una natura asservita all’uomo per gli scopi commerciali, ma è il luogo dove la violenza e la sottomissione diventano spettacolo, rivolto soprattutto ai bambini. Testimonianze dei maltrattamenti subiti dagli animali del circo da parte di domatori pentiti!

“Restavo solo con le tigri e le punivo in modo che esse non avrebbero dimenticato… la morte può essere affrontata solo con la morte, e questo quando tutti gli orpelli sono finiti. E’ il gioco del domatore di leoni. Egli fa agire il leone sotto la costante minaccia della morte e lo ricorda al leone con migliaia di punzecchiature, ferite e frustate. Il leone ruggisce la sua protesta, ma va avanti con l’esercizio, perché non vuole morire”. Questa è una delle più agghiaccianti testimonianze di un domatore, il francese Alfred Court, il quale descrisse in oltre 200 pagine i metodi usati nei circhi per addestrare gli animali. Recentemente alcuni investigatori dell’associazione inglese Animals’ Defenders, riusciti a farsi assumere come stallieri nel celebre circo di Mary Chipperfield, hanno documentato in un filmato le brutali tecniche di addestramento degli animali: ripetute percosse con una barra di acciaio sul collo, sulla nuca e sulle orecchie fino a che non imparano a girare su stessi, mentre un uncino metallico arpionato sulla zampa li indirizza alla corretta esecuzione dell’esercizio; tigri e leoni bastonati per convincerli a passare nello stesso angusto corridoio di metallo che dalla gabbia conduce in pista. La frusta o il bastone che i circensi portano in pista servono a ricordare all’animale l’addestramento subito. Deprecabili sono inoltre le condizioni di detenzione negli zoo ambulanti dei circhi, serragli dove in spazi di pochi metri quadrati continuano ad essere imprigionati centinaia di animali sballottati in ogni luogo esposti a qualsiasi clima.

Altre testimonianze sui maltrattamenti agli animali del circo: alcuni esempi:

TIGRE- prima dell’addestramento vero e proprio la si stende a tappeto con le 4 zampe legate strettamente con un nodo scorsoio e giù a bastonate. L’animale s’infuria, ringhia e si continua a bastonarlo fino a quando non si rende conto che è tutto inutile e si arrendeper poi fare gli esercizi del circo.

SCIMMIA- PER RIDURLA ALL’OBBEDIENZA LE SI STRAPPANO I DENTI UNO ALLA VOLTA FINO A CHE CAPISCE CHI COMANDA; ELEFANTE: quando un elefante si solleva su una delle zampe anteriori, il pubblico rimane sbalordito di fronte a tale sorprendente gioco d’equilibrio, ma non sa e non vede tante altre cose: una sbarra di ferro con una grossa punta ed un enorme uncino che pungolano la parte molle intorno alle orecchie e l’animale muove la testa dondolando la proboscide, la punta dell’uncino si infila sotto un piede e l’elefante alza la zampa agitandola qua e là.

TUTTO QUESTO TI DIVERTE DAVVERO?

COSTANTINO MAZZANOBILE