ANTONIO LAI l’ultimo dei surrealisti Cagliaritani

 

10501799_486839301460908_4175316278599295433_n

Antonio Lai, 47 anni, Cagliaritano è giornalista e musicista, autore di testi per la TV, per la musica e il Cinema. E’ iscritto alla SIAE Testi, olaf, dor e musica da metà degli anni novanta. Autore e conduttore di programmi televisivi, collaboratore di Striscia La Notizia, scrittore. Ha collaborato con le più importanti istituzioni locali e nazionali quali La provinci a di Cagliari, La Regione autonoma e il Comune di Cagliari. Tra il 2011 e il 2012 è stato inviato televisivo dal Parlamento Europeo a Bruxelles, è socio onorario della Unione Scrittori Italiani. Attualmente conduce il TG TOUR CH11 su il network 5 STELLE SARDEGNA al ch 11 dtt. E’ anche giornalista gastronomo per cui conduce corsi di cucina e di comunicazione integrata. 

In un pomeriggio come tanti di questo assonnato caldo di inizio agosto…in un pomeriggio noioso e semplice, arriva all’improvviso una chiacchierata emozionante che si chiama Antonio Lai, risveglia e scuote la mia curiosità ed inizia così il racconto che mi regala Antonio, un bicchiere d’acqua.. dietro l’altro. Antonio Lai ti trascina in un mondo carico di emozioni, di passioni che sono a disposizione solo dei sognatori e dei veri artisti. Un animo generoso tempestato di successi e di consapevolezza. L’orgoglio di aver vissuto a Berlino come musicista e di rientrare a casa con quel bagaglio artistico vero, con quella consapevolezza in più che” la vita è un’opera d’arte” … e che davanti a tutto ci sta “lei” costi quel che costi. E mentre mi racconta l’inizio della sua carriera fatta di produzioni televisive, autore di testi, musica, intravedo la sua serietà e dedizione meticolosa per il dettaglio in ogni cosa che fà

– Sai Patrizia, il mio primo progetto è stato “Tam Tam” su Nottemania negli anni ’90, un contenitore di musica che hanno continuato a fare per anni dopo di me. Da lì in poi divento un giornalista per caso, scrivendo “L’inno del nuovo movimento di Grauso” merce di scambio per un ingresso in TV ai tempi in cui il gruppo era tutto suo. Inizia così la mia avventura in tv, sempre da produttore e mai alle dipendenze: non ho mai avuto accozzi io – Si assenta un attimo, sorride emozionato – Nei primi anni ’80 feci la mia prima band musicale chiamata “Hodeon” con l’acca, per rendere il nome più americano, ho sempre avuto la passione per il pianoforte e la musica che sempre mi accompagna –

Banalmente scopro che è stato uno dei pochi pianobaristi intimisti rimasti in circolo: uno di quelli da Casablanca, tardona a bordo piano e flut di spumante in mano. “Questo è l’aspetto artigianale del mestiere, ciò che preferivo, poi è bello anche pensare di appartenere alla scuola cantautorale Italiana. Certo non sono Venditti o Dalla. Ma l’importante è esserci.” E mentre lui parla , tra una battuta e una risata, mi accorgo della sua genialità, un grande osservatore, un personaggio eclettico con un grande senso dell’humour.

283534_275102199277318_2017097866_n

Quali le produzioni a cui ti senti maggiormente legato?

Diciamo che con tutte ho lo stesso legame! Cambiano solo i momenti ceativi della mia vita. Sicuramente il primo che mi viene in mente è il fotoromanzo comico “Tony Perquero”, l’indagatore dell’impossibile, una specie di poliziotto privato un pò sfigato, goffo, un’eroe tragicomico in cui mi ci ritrovo benissimo. “Tony Perquero” è il tentativo di americanizzare il mio nome, inseguendo da sempre il mito americano. Tony Perquero sono io, che sposa la “lettaratura Bukowskiana”. Perquero è un po’ tony Manero, ma in realtà è il soprannome di mio Zio Graziano che nel dopo guerra con mio padre sturrava i soldati americani a poker per andare al cinema.

E’ stato il primo fotoromanzo comico italiano e questo mi è valso qualche riconoscimento di cui non parlo per timidezza.

Poi la “Rassegna stramba”, un contenitore di fantagiornalismo e controinformazione all’insegna dell’improvvisazione, nato nel 2005. Eravamo solo io, Gianni Piras, Marisol, il professor Pili, il conte Mazzanobile e di seguto tanti altri. Una specie di fantabosco che ha catturato il cuore della gente con più di 20mila ascolti dalla prima puntata. Poi che dire … produzione di diversi redazionali d’approfondimento e d’inchiesta “talking about”, vere storie che ho portato in onda su tv 5 Stelle e TCS. La collaborazione con Striscia la Notizia e Cristian Cocco. Oggi il “tg tour”, anch’esso una mia produzione televisiva di interviste, personaggi, un giornalismo da strada … di una Cagliari che a volte scopro surreale.

63165_275103639277174_1313645672_n

Qual’è la qualità che apprezzi maggiormente in un uomo?

Senza dubbio l’intelligenza, e l’indole innata di saper rispettare le donne.

La qualità che apprezzi di più in una donna?

Mi sento molto donna in questo momento, mediamente una donna : essere intervistato da rivista donna ti regala l’illusione temporanea di appartenere al genere femminile.  Scherzi a parte. Le donne sono la parte più importante dell’esistenza umana, in una donna apprezzo il fascino.. Ed il fascino di una donna è una cosa complicata di cui non parlo spesso per non banalizzare l’argomento. – Segue una pausa, Antonio si illumina in uno scorcio di vita privata – Pensavo a mia moglie: Sono sposato da tanti anni, ho finalmente un figlio e sono molto felice! Decisamente subisco il loro fascino più di qualunque cosa al mondo.

Le tue passioni?

L’arte a tutto tondo. L’arte è l’unica cosa che mi interessa veramente: quadri, musica, teatro, cinema….la scrittura. Sai ? Sono socio onorario dell’Unione Scrittori Artisti. Ma poi sono un appassionato di cucina e modestamente sono un giornalista-gastronomo molto apprezzato. Così, sulla scia di alcuni miei programmi televisivi specifici quali SPAGHETTI A DETROIT, professor Pili spesso mi ha chiesto di condurre corsi di cucina per l’Associazione ALEO FELICE, e così siamo già al terzo anno che sforniamo corsisti pizzaioli, cuochi ma soprattutto sazzagonisi in quanto a chiusura corso ci sbafiamo tutto ciò che siamo riusciti a cucinare.

Non amo fare sport, vorrei giocare al tennis ma non trovo l’avversario adatto, nell’accezione più raccapricciante del termine.”. Mi piace il calcio ma solo quello degli anni ’70, quello del Cagliari di Gigi Riva, una volta ogni quattro anni anche i mondiali in tv. Un vero svago è la mia associazione dei “Fancazzisti Italiani”, fondata da me e da altri pochi eletti degni di fregiarsi di tale riconoscimento. Inutile dire che l’associazione è molto selettiva nei confronti dei nuovi candidati.

Il “fancazzismo” è un modus vivendi che si trasmette da padre in figlio. I membri sono super selezionati, le caratteristiche di ciascuno sono quelle di non voler fare veramente e profondamente un c…!. Quindi non ci sono programmi di nessun genere. Non occorrono attrezzi, particolari capacità fisiche o mentali. Svegliarsi a fine mattina senza rimpianti nè sensi di colpa; un caffè ristretto al “Caffè Torino”, osservare la gente con ignavia, senza neanche aver voglia di far commenti sulle donne. Siamo un gruppo di sofisticati teorici dello scazzo totale, capaci di tirare il giorno seduti al caffè con un bicchiere di gazzosa in tre. Il nostro slogan sull’araldo del Club è “IO NON LAVORO” semplice e perentorio.

10526122_489006654577506_7751679633630103334_n

La qualità che apprezzi di più negli amici?

L’umorismo. La capacità di raccontarsi in modo scherzoso. L’essere critici. Le parole che rallegrano anche l’aria; amo chi sdrammatizza, chi vince le distanze e favorisce la sintonia. Chi si accontenta di ascoltare un vecchio disco per passare una serata diversa, chi non si mette in fila il sabato sera per una pizza prenotata un mese prima. Chi non possiede un Suv. Chi non mi rompe al telefono all’ora di cena per dirmi cose che può dirmi l’indomani.

Il tuo rapporto con i soldi?

Non ho un rapporto con i soldi, perché non ho soldi! E’ sintomatico: Tutti gli artisti sono squattrinati. Proporrei una forma di sussistenza per chi sceglie di occuparsi della vita. Lo stato dovrebbe pensare prima di tutto a noi: una Bacchelli a vita, ad esempio, e non solo in avanzata vecchiaia come è capitato a Bindi che ne ha goduto solo un mese. Poi è morto.

La chiave del tuo successo?

Quale successo? Ah…il mio. Non esiste una chiave, succede che si apre una porta improvvisamente e tu devi entrare in fretta prima che una ventata te la sbatta in faccia di nuovo. Come puoi notare io ho un’importante deviazione del setto nasale.

Sinceramente per me è una faccenda esistenziale: non vedo solo quell’aspetto del successo al quale ci riferiamo tutti: ci son troppe materie in cui è desiderabile avere successo. E io non posso certo lamentarmi.

10574326_488431504635021_8636406947988877752_n

10577001_488422774635894_8273628979356835132_n

Che rapporto hai con i social?

Un rapporto controverso. E’ cambiato il costume, la gente non legge più. La nuova lettura determina un’errata percezione dell’informazione, è spiacevole. Tutti scrivono e nessuno legge: nessuno ricorda più chi sia stato Amedeo Nazzari, Agus, Palazzeschi, Marotta, o Sciascia.

Ho in costruzione il mio blog Antoniolai.it , una finestra di scrittura a cavallo tra satira e cinismo giornalistico di denuncia o di analisi. (Poi lo rileggo che non mi sono capito neanche io).

Ovviamente tutto sarà un intreccio tra facebook, e altre diavolerie di questo genere…anzi… mettete mi piace sulla pagina antonio lai giornalista che è appena stata aperta. Grazie.

Qual’è il tuo motto preferito?

I motti mi fanno venire in mente periodi totalitari che spero siano risolti per sempre. Meglio non averne: sono come i giuramenti fasulli. Sono uno sregolato cronico, figurati. Casomai declinerei uno dei comandamenti cristiani che dice “non far nulla che non vorresti sia fatto a te” Ecco io lo trasformerei in “non far nulla!”.

1551679_489006181244220_7528460973549046918_n

Conoscere Antonio Lai è stata un’esperienza molto interessante lontana miglia e miglia dallo snobbismo e dalla vanità in cui siamo immersi. Ignaro di avere il carisma dei grandi, mi riporta alla comicità di Cochi e Renato, Stanlio e Ollio, Totò e Peppino; senza mai dimenticare la cosa più importante..l’amore e il senso per la vita.

In conclusione: Come vedi il futuro del mondo ed il tuo in particolare?

Antonio mi guarda emozionato e sorride – Del mondo non lo so. Di questi tempi è molto difficile. Nel mio futuro spero che mio figlio possa amarmi almeno quanto io ho amato mio padre! Cito De Gregori: –l’ombra di mio padre, due volte la mia, lui camminava , io…correvo. – Ora tocca a me camminare e a mio figlio correre!