Tacchino ripieno a Natale anche in Italia

 TACCHINO NATALE

E’ un prodotto di quel “Nuovo Mondo” che Colombo scoprì nel 1492 convinto di aver raggiunto le Indie. Il tacchino detiene un vero e proprio record, essendo l’unico animale domestico allevato a scopo alimentare che le Americhe hanno donato al resto del mondo, attraverso l’importazione in Europa.

Per ricostruire la storia del tacchino, bisogna partire da Nord America e dal Messico. Qui  il nostro tacchino viveva pacificamente già in epoca precolombiana, ignorando che secoli dopo sarebbe diventato il piatto principale del Ringraziamento. Solo in Messico, però, il tacchino era stato addomesticato.

Non c’è certezza se sia stato proprio Colombo (che nei suoi diari parla di “galinas de tierra”) il primo europeo ad assaggiare le sue carni, ma di certo qualcuno a cavallo del 1500. E dev’essergli piaciuto parecchio, se nel giro di relativamente pochi anni il tacchino diventa una pietanza da re, diffusa e allevata nelle corti di mezza Europa, soppiantando quasi ovunque il pavone, che ai tempi era una delle carni più prelibate.

In Italia la prima coppia di tacchini arriva a Roma nel 1520, poi ne troviamo traccia a Bologna dopo il 1570. Sul volatile si dilunga l’agronomo bolognese Vincenzo Tanara, che nel 1644 formula anche consigli di preparazione: salsa pimentato e arrostito, allo spiedo, al forno come i capponi, oppure disossato e ripieno, o in pasticcio.La storia  racconta l’origine dei vari nomi con cui il pennuto è conosciuto ai giorni nostri. Il termine “tacchino” pare derivi dal “tac tac” della femmina che guida i suoi piccoli.

Ogni italiano ne consuma più di 5 chili all’anno. Il petto e le cosce sono protagoniste di svariate ricette alla griglia e in padella, ma a Natale e nelle grandi occasioni si consuma intero, cotto al forno, ripieno di carne, pane e castagne o in crosta di pasta sfoglia, oppure ancora avvolto da pancetta e cotto con le mele.