Aldo Marongiu: la pittura delle grandi Bellezze

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Aldo Marongiu pittore dal talento straordinario nasce a Lanusei nel 1966. Affascinato dai più grandi artisti famosi al mondo si diverte a rifare le opere  dei grandi maestri della pittura italiana quali Caravaggio e Michelangelo, con grande ordine e felicità come se fossero i suoi motti artistici.  All’eta’ di 21 anni ha la fortuna di conoscere un vero grande Artista, Bartolomeo Bellotto. Gli bastano pochi mesi per dare uno stravolgimento nella sua pittura. Inizia cosi ad avere il coraggio di omaggiare quelli che definisce i suoi maestri, Caravaggio e Michelangelo. Il primo dipinto che  lo vede impegnato nel ritratto di una giovane donna in costume sardo  – Le donne che ritraggo – afferma  Aldo – non sono mai volgari, sono belle e sensuali ma allo stesso tempo pudiche, severe e forti. Quando disegno una donna sto disegnando la cosa più bella al mondo e i tratti scorrono con dolcezza, per non parlare di quando la dipingo, il pennello scivola sulla tela come la mano sul corpo o sul viso di una donna”.
Rivista Donna l’ha incontrato per voi…
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Aldo, definisci Michelangelo e Caravaggio i tuoi più importanti maestri, cosa c’è della loro arte nelle tue opere?

 Si lo sono, ho sempre ammirato le loro opere, praticamente ho imparato a disegnare copiando le loro opere, da Michelangelo le forme dei corpi con quei tratti potenti ma allo stesso tempo dolci e sinuosi. Da Caravaggio i colori, i volti e i corpi che vengono fuori dal buio, quei panneggi stupendi, due mostri sacri della pittura. Ma cosa c’e’ della loro arte nelle mie opere? Forse niente o forse la passione per l’arte.

A 21 anni hai conosciuto Bartolomeo Bellotto che porta un grande cambiamento nella tua arte. Cosa hai imparato da lui?

Si a 21 anni ho conosciuto Bartolomeo Bellotto un pittore ligure, per me e’ stata una fortuna averlo conosciuto, credevo di saper disegnare mentre invece sapevo fare poco e niente. Lui mi ha insegnato a osservare e incamerare quello che avrei dovuto riportare sul foglio, sulla tela, mi ha insegnato a vedere con le mani. La mano deve muoversi con dolcezza,deve accarezzare quello che vuoi che appaia sul foglio sulla tela. Mi ha insegnato l’uso del colore, non finirò mai di ringraziarlo per aver creduto in me e in quelle che erano le mie potenzialità sinceramente a me tuttora sconosciute. Gli voglio un bene dell’anima.

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Come definisci il tuo stile?

Questo dovreste dirmelo voi, potrei dirti che sono un pittore che va in cerca della perfezione, ma non so dare una definizione al mio stile.

Che tecnica utilizzi?

Ultimamente utilizzo molto la matita, ma prediligo l’olio, uso anche pastelli morbidi, difficili da usare ma, allo stesso tempo danno grosse soddisfazioni, ma le sensazioni che mi da il colore a olio non ha eguali.

Il tuo primo ritratto di una donna rappresenta una donna in costume sardo. Descrivici quest’opera.

Si e’ una donna in costume sardo, precisamente di Lotzorai, e’ il costume di un  matrimonio, ha una mantiglia rossa con il bordo in pizzo dorato la camicia ricca di pizzo e gioielli e un corpetto nero. La particolarità di questo quadro sono i gioielli,  per realizzarli ho utilizzato la foglia oro 24 kt… una pazzia volevo qualcosa di diverso, ci sono riuscito e per non aver toccato un pennello o una matita per ben 13 anni mi ritengo soddisfatto.

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Tra le tue opere ritratti di donne. Che tipo di donna è quella rappresentata da te?

Non e’ mai volgare,sarebbe una mancanza di rispetto nei loro confronti, è bella sensuale ma allo stesso tempo pudica, in alcuni casi severa, forte come il ritratto di una vecchietta.

Cosa vuol dire per te dipingere una donna?

Bella domanda, la donna è la cosa più bella che potesse capitare all’uomo. Quando disegno una donna forse, anche la matita tengo in modo diverso, sto disegnando la cosa più bella al mondo. I tratti scorrono con dolcezza, per non parlare di quando la dipingo, il pennello scivola sulla tela come la mano sul corpo o sul viso di una donna. Se accarezzi una donna, la sfiori, segui le sue forme e mi rendo conto che sto disegnando l’opera d’arte più bella al mondo; la Donna.

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I tuoi ritratti sono pieni di espressività e grande emozione, sono il risultato di una scelta meditata o dell’ispirazione del momento?

Di una scelta meditata ma allo stesso tempo dell’ispirazione del momento. Alcune volte metto una tela bianca sul cavalletto e la guardo, la guardo fino a quando non vedo un qualcosa, che improvvisamente viene fuori. Può essere un corpo o un viso di qualcuno che non necessariamente esiste, oppure qualche scatto che trovo sul web o sui social. Allora non resisto, magari lo modifico un pochino o alcune volte cerco di non cambiare nulla come è successo con alcuni scatti di Giovanna Pirellas, una fotografa di Fonni che purtroppo ancora non conosco ma di cui ho riprodotto alcuni suoi meravigliosi scatti, come la bambina che usa la macchina fotografica al contrario, o la bimba che da un delicato morso d’affetto al suo cuginetto. Scatti meravigliosi al quale non resisto e le riproduzioni di Caravaggio, di questo ho rifatto il canestro di frutta e il ragazzo con il canestro di frutta, mentre di Michelangelo ho rifatto il Tondo Doni che poi ho donato alla chiesa S.Maria degli angeli a Flumini di Quartu. Si forse si sono frutto di una scelta meditata ma allo stesso tempo dell’ispirazione del momento.

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C’è un’opera che ami di più?

Credo di no, forse ci sono alcune che amo meno, quelle fatte in momenti in qui forse era meglio non toccare niente, ma, a me magari non dicono tanto ma ad altri piacciono, e anche se lo scopo non è quello di piacere agli altri va bene lo stesso.

Quale è il prossimo soggetto a cui stai lavorando?

Proprio ieri ho iniziato un autoritratto, vorrei qualcosa di particolare, qualcosa di veramente bello ma…cavolo sto facendo la mia faccia e lo specchio non ha il fotoshop…speriamo bene.

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