Chiara Fanti, la modella cagliaritana grande protagonista del film “Il Peccatore”

La bellezza non è qualcosa che si vede: è soprattutto qualcosa che si sente. Non bastano un bel fisico o un viso perfetto per sentirla: ci vogliono vibrazioni che partono dal profondo, dall’esperienza di vita e dalle sue gioie e dolori. Ciò che colpisce in Chiara Fanti è proprio la natura doppia della sua bellezza: quella esterna, molto mediterranea e a tratti asiatica; e quella interiore, fatta di tanta sensibilità e dolcezza. Chiara, 28 anni, lavora da tempo nel campo della moda e da poco è approdata al cinema con il film di Francesco Trudu “Il Peccatore”. Tutto fa presagire che la giovane cagliaritana avrà una carriera brillante, anche perché la guida da sempre una grande tenacia nel perseguire i suoi obiettivi. Rivista Donna l’ha intervistata per voi.

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Chiara, parlaci un po’ di te.
Ho 28 anni e ho sempre vissuto a Cagliari. È qui che ho frequentato il liceo psicopedagogico. Dopo il diploma mi son iscritta all’università, in Scienze Politiche, ma sentivo che non era la mia strada. Ho capito sin da subito che il mio futuro era nella moda e nello spettacolo. Son entrata nel mondo della moda da molto giovane e adesso vorrei continuare a lavorare nel campo dell’arte, perché è quello che mi rende più felice.
Da quest’anno, infatti, frequento l’Accademia “Arte d’attore” a Roma, una nota scuola dove si studia la persona stessa. I docenti cercano di togliere il meglio di noi o comunque il nostro vissuto. Seguiamo i corsi al Teatro Agorà. Qui studiamo: biomeccanica, ossia come l’attore deve stare sul palco, come si deve muovere, come non si deve muovere; inoltre c’è tutta la ricerca del movimento del corpo e delle sue energie, quelle che dobbiamo riuscire a tirare fuori quando siamo sul palco; dizione; arte drammatica; danza classica. Appena avrò la possibilità, farò un corso di inglese perché è molto importante in questo mestiere per essere selezionate da registi internazionali.
La maggior parte delle persone pensa che per fare l’attrice basti essere bella o volersi esibire. Per me non è così: l’estetica non conta. Quando vai a scuola non pensi a metterti il mascara, ma a concentrarti e a imparare.

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Come è iniziata la tua carriera nel campo della moda?
È iniziata con dei semplici concorsi di bellezza in Sardegna, a partire dall’età di 16 anni. In un primo momento non presi la cosa sul serio: ero concentrata sulla scuola e lo studio. Mia mamma mi ha sempre insegnato a sbrigare prima i miei doveri e a pensare poi al resto. Anche per lei era fondamentale che mi diplomassi prima di tutto.
Nel 2009 partecipai poi a Miss Italia classificandomi come pre-finalista nazionale, raggiungendo quindi Salso Maggiore e vivendo cinque giorni indimenticabili.
Nel 2010 mi classificai per Miss Mondo: partii per Gallipoli e mi classificai tra le pre-finaliste nazionali. Anche quest’esperienza è stata determinante perché ci hanno insegnato a stare in mezzo alle persone, oltre che il portamento e la postura. Son cose molto importanti nel mio mestiere che spesso non vengono percepite dall’esterno. Si pensa che conti solo bellezza, ma non è assolutamente così. Bisogna avere carisma e personalità, oltre che sapersi esprimere.

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Stai studiando per diventare attrice: raccontaci le tue esperienze nel campo della recitazione.
Ho iniziato due anni fa partecipando a “Una ragazza per il cinema”, un concorso nazionale indetto in Sicilia, ad Acireale. Fui scelta tra le centoventi finaliste da una giuria composta da diverse figure dello spettacolo: Fioretta Mari (attrice, regista, donna di spettacolo), Grazia Di Michele (cantante), Garrison (danza). Da quest’esperienza è nato il mio desiderio di conoscere meglio il cinema. Una volta ultimato il concorso, dove purtroppo non vinsi nessuna fascia, decisi di intraprendere la carriera cinematografica studiando per diventare un’attrice e un’artista completa. Come ho detto la bellezza non basta ed è necessario tirar fuori il proprio talento attraverso le emozioni, trasmettendole poi al pubblico. Per intraprendere questa strada mi sono trasferita a Roma. Nel frattempo avevo già iniziato a girare il film “Il Peccatore”, di Francesco Trudu, dove ho un ruolo da protagonista. Quindi, mentre giravo il film in Sardegna, continuavo lo studio a Roma, mantenendomi anche con figurazioni. Son stata inserita in vari film tramite agenzie dello spettacolo e del cinema di Roma. La mia ultima comparsa è nel film “Suburra”, che vedrà protagonisti Elio Germano e Pier Francesco Favino, tra poco al cinema. Inoltre ho fatto una figurazione nel film già uscito “Ho ucciso Napoleone” con Elena Sofia Ricci e Micaela Ramazzotti. Qui ho un ruolo secondario da infermiera. Questi piccoli lavori sono l’ideale per muovere i primi passi nel cinema, inoltre mi permettono di mantenermi e questo per me è molto importante.
Devo dire che la mia esperienza nel mondo della recitazione è iniziata benissimo, specialmente grazie a “Il Peccatore”, perché comunque non è da tutti partire con un ruolo da protagonista.

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Raccontaci il film “Il Peccatore” e il tuo ruolo che tu interpreti.
“Il Peccatore” è tratto da una delle più famose novelle della nostra amata Grazia Deledda, “La madre”.
Il film è ambientato in Sardegna ai primi del ‘900. Il mio ruolo è quello di Agnese, la bella e ricca ragazza del paese. In questa terra imbevuta di tradizioni e di regole dettate dalla morale, il sacerdote, Paulo, si innamora di Agnese. Sua madre, che lo protegge e lo ama, cerca di convincerlo a non cedere alla tentazione. Infine Paulo interrompe la relazione e, convinto della propria fede in Dio, si redime. Agnese minaccia il sacerdote di rivelare pubblicamente il loro segreto durante la messa della domenica, cosa che poi non farà. La madre del sacerdote, però, aspettandosi lo scandalo durante il rito domenicale, muore d’improvviso per l’insopportabile angoscia.
Il regista è voluto rimanere fedele al libro della Deledda, modificando solo il titolo in “Il Peccatore”, una scelta che personalmente amo molto. Per il resto, guardando il film sembra di leggere il libro. È riuscito a riprodurre perfettamente la castità, i costumi e le tradizioni di quel tempo, dove credo si respirasse l’essenza della vita vera. Il film è girato interamente in Sardegna, tra Nuoro e Cagliari, e alcune scene al castello di Sanluri.

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Come è stato vederti sullo schermo per la prima volta?
La gioia è incontenibile. È successo tutto molto in fretta e a me sembra ancora un sogno. Il tour promozionale del film sta andando benissimo: siamo stati a Cagliari, a Oristano, a Nuoro, a Tortolì. Ovunque incontro persone nuove e un pubblico caloroso che ci appoggia e ci stima. Forse è propria questa l’emozione più grande: vedere che il proprio lavoro viene riconosciuto e apprezzato dagli spettatori. In effetti, la particolarità del film è quella di essere ambientato in una Sardegna antica: chi guarda la pellicola riesce a rivivere le emozioni di quei tempi; ma, allo stesso tempo, il film si presta a riflessioni altamente morali ricollegabili anche a tematiche attuali. Io stessa, da figlia, mi sono ritrovata in alcune sue parti, specialmente per quanto riguarda il tema dell’abbandono. Interpretando Agnese, un personaggio dolce, ma che diventa astioso perché ferito, ho rivissuto alcune cose del mio passato. Agnese vive a pieno la sua sofferenza e il suo “odio” nei confronti di Paulo. Mi è piaciuto molto interpretarla e son orgogliosa di quello che è arrivato al pubblico.

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Tra le tue esperienze di vita quale ti ha segnato in particolar modo?
Per me l’esperienza attuale, il fatto di essermi trasferita da Cagliari a Roma, è molto importante, specialmente sotto un punto di vista affettivo. Non solo son lontana dai miei familiari, ma soprattutto mi son staccata dai miei cani, che sono gli amori della mia vita. È stata una prova durissima che mai avrei immaginato di riuscire ad affrontare. Non sono ancora mamma, ma penso che quando avrò un figlio sarà ancora più amore di quello che è adesso con i miei tre cani. Per me il cane è quell’essere che una volta che è con me, è difficile che lo dia a un’altra famiglia o lo riporti in un canile. Li ho salvati dalla strada o presi dal canile. È stata la scelta che mi ha segnato molto. Tuttavia stanno in famiglia e stanno bene: ovviamente io manco a loro quanto loro mancano a me, infatti quando mi vedono impazziscono. Purtroppo l’ho dovuto fare ed è stata un’emozione molto forte. Mi manca il loro affetto e mi manca dar loro il mio.

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Tra le tue esperienze professionali quale ti è rimasta più impressa?
Quando son stata scelta al casting a Cagliari come testimonial della TIM. Sono stata a Milano a fare lo shooting con il grande Mario Gomez, che è il fotografo ufficiale di TIM, Telecom e che ogni giorno ha a che fare con modelle famose e bravissime. Avevo solo 24 anni e il mio volto è finito su tutte le vetrine TIM della provincia di Cagliari.

Mentre l’esperienza da attrice che stai vivendo adesso credi ti influenzerà molto?
Questa è in assoluto l’esperienza migliore di tutte, nonché la migliore che mi potesse capitare. In effetti, ripeto, è come se stessi vivendo un sogno e a volte ancora non mi rendo conto. Lo sognavo da quando ero bambina, da quando avevo iniziato a fare danza (prima classica, poi moderna e contemporanea). Già da piccola iniziavo a costruire il mio futuro, perché sapevo già di amare l’arte. A Roma ho ripreso con la danza classica e sono molto contenta.

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Quali sono i tuoi sogni per il futuro?
Una volta che avrò finito a Roma vorrei andare a New York. È presto dirlo e forse è anche ambizioso e presuntuoso da parte mia, però ci penso. Prima di tutto voglio portare a termine gli studi: a settembre finirò il corso, ma non finirò di studiare. Ho in mente altri corsi. Voglio essere un’artista pronta nel caso in cui dovessi andare all’estero, anche perché non fanno sconti di nessun genere. Ovviamente mi piacerebbe andare a New York, perché mi ci vedo lì, ma in quel caso porterei con me i cani. Da Roma con l’aereo in un’ora son qui per riabbracciarli, ma da New York la lontananza sarebbe insopportabile.
Per adesso questi son sogni, ma io son certa che nulla è impossibile: se ce l’hanno fatta gli altri, ce la posso fare anche io. Questo è il mio motto. Quando ho iniziato a credere nelle mie potenzialità, ho iniziato a fare le cose bene. Fino a quando non ci credi tu, non possono crederci gli altri.

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La bellezza quanto pensi che ti sia servita?
Mi è servita tanto, sono sincera, anche se, ripeto, mi sono creata da sola. In fondo la bellezza è anche soggettiva: posso piacere a uno e all’altro no. È la particolarità dei miei lineamenti che colpisce. Son la classica mediterranea, anche se mi capita anche a Roma che a volte mi chiedano le informazioni in straniero perché non sembro italiana. Ad ogni modo, lo trovo un complimento.

Cosa consigli alle ragazze che vorrebbero intraprendere il tuo stesso percorso?
Il primo consiglio è di essere sempre se stesse e di non voler mai assomigliare a qualcun altro perché eliminerebbero la loro naturalezza, la loro espressività anche nello stare con le persone. Il secondo consiglio è quello di studiare, studiare tanto. Io non sono laureata, ma mi sto formando come artista e lo studio è la cosa più importante. Questo vale anche per il saper stare in mezzo alla gente. Con lo studio si acquisisce sicurezza e si riesce a esprimersi con più facilità. Poi ogni ragazza ha le proprie qualità e talento. Io non sostengo i canoni di bellezza che ci vengono proposti oggi, oppure la chirurgia: io sono per la naturalezza. Mia madre mi ha cresciuto così, in modo umile e semplice. E son felice di questo.

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A chi va il tuo più grande ringraziamento per essere arrivata sin qui?
Io ringrazio soprattutto mia madre, che mi ha cresciuto da sola, e la mia famiglia. Ho due fratelli che adoro, uno più grande e uno più piccolo di me. Spero di poterli aiutare tanto grazie al mio lavoro un giorno. La mia famiglia è la cosa più importante e bella che ho. Devo veramente tutto a mia mamma, non solo per il lato estetico, ma soprattutto per la persona che sono diventata oggi. Mi ha cresciuto senza mai dare spazio all’odio e alla rabbia che la vita le aveva riservato; ha sempre avuto il sorriso per me, per noi. Nel dolore che ci ha colpito in passato, siamo rimasti una famiglia molto unita e ci siamo aiutati a vicenda. In effetti, provo un forte senso di protezione verso mio fratellino. È grazie alla mia famiglia che ho un cuore grande e che son riuscita a trasformare la mia sfortuna in qualcosa di positivo. Porterò le mie emozioni sulla scena sempre, ma quella più grande per me finora è stata vedere mia madre e la mia famiglia seduti in sala. Tutti loro hanno apprezzato il film e la mia interpretazione e questo è il più grande riconoscimento che potessi ricevere.
Inoltre, ci tengo a ringraziare la mia insegnante di arte drammatica, a Roma: Natalia Florence Kaia. Usa il metodo Stanislavskij che ci permette di esternare al meglio le emozioni. Oltre che essere un’ottima docente, è una grande donna. Mi sta dando davvero tanto, sia a livello formativo, che umano. Apprendere da lei è piacevole, perché sin da subito si è fidata di me, incoraggiandomi e sostenendomi.
Infine, se la mia interpretazione ne “Il Peccatore” è andata bene, è anche perché ho avuto la fortuna e l’onore di lavorare con persone fantastiche. Il regista, il cast e tutto il resto del team mi hanno supportato per tutta la durata delle riprese. Era la mia prima esperienza ed è stato davvero bello sentirsi come a casa.

Daniela Melis

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