Psicologia: l’attacco di panico

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Nel linguaggio corrente viene utilizzata l’espressione oramai sempre più diffusa, “attacco di panico”e talvolta pure se ne abusa disinvoltamente, senza accertarsi della effettiva presenza di quei tipici sintomi, prevalentemente di tipo organico, con cui l’attacco di panico solitamente si manifesta come la sensazione di soffocamento o la difficoltà a respirare, le palpitazioni o la tachicardia, il dolore toracico, le improvvise vampate di calore (oppure il senso di freddo), la sudorazione, la nausea, le vertigini, i tremori,il torpore o il formicolio in alcune parti del corpo, le sensazioni di svenimento.Questa invalidante sintomatologia proprio in quanto collegata al sistema muscolo scheletrico e cardiovascolare dà solitamente alla persona che la esperisce la convinzione di avere una malattia organica, spesso le persone pensano di avere una crisi ipertensiva, una crisi d’asma oppure un disturbo cardiaco, a volte difficile da identificare per i suoi terribili effetti.Tipico per la prima volta è prova rel’attacco di panico in strada, dopo un intervento odontoiatrico, in autobus, alla guida dell’automobile, o in un’affolato supermercato. Sovente chi prova tale sintomatologia si reca, con evidente preoccupazione, al più vicino pronto soccorso oppure, passato il pericolo, fa riferimento al proprio medico di famiglia prevedendo un invio d’urgenza per un controllo cardiologico. Se assieme alla sintomatologia tipicamente organica la persona avverte pure sensazioni di paura, di impazzire, di perdere il controllo o di morire oppure avverte un senso di irrealtà come non essere più presente o vedersi dall’esterno come se si guardasse, allora si tratta di una manifestazione tipicamente psicopatologica.Essa rientra nell’ampia gamma dei “DISTURBI D’ANSIA”in quanto il panico è un modo particolare, estremo di presentarsi dell’ansia. Anche se prima degli anni ottanta ci si riferiva alla sintomatologia sopra descritta con l’etichetta diagnostica di “CRISI D’ANGOSCIA”il panico non è, come tanti possono pensare, l’espressione del frenetico ritmo di vita dei nostri tempi. L’imputato non e’ sempre lo stress, da secoli le persone hanno sofferto di attacchi di panico tanto che il nome stesso deriva dal mitico dio Pan da cui appunto panico che lanciava urla terrificanti in direzione dei passanti. Ma mentre fino poco tempo fa gli attacchi di panico erano considerati fenomeni degni di attenzione prevalentemente fisiologica con esclusivo trattamento medico,solo in tempi più recenti tale manifestazione clinica trova la sua prevalente collocazione all’interno della psicopatologia dell’ansia: si sono elaborati efficaci protocolli per diagnosticarla sin dal suo esordio e trattarla psicoterapeuticamente con successo. Diverse persone che soffrono di attacchi di panico si rendono conto del proprio problema tardivamente quando il disturbo, comparso la prima volta, si è ormai complicato.Infatti quando sopraggiunge il primo attacco di panico, soprattutto se circoscritto nel tempo, non particolarmente intenso o di breve durata(qualche minuto) la persona tende a sottovalutarlo banalizzando le prime sporadiche manifestazioni,oppure, solo se gli attacchi sono ricorrenti, di solito si inizia tutta una serie di visite mediche ed esami specialistici ed esito negativo in cui il paziente pensa di non essere capito, dal momento che dal punto di vista medico non emerge nulla di patologico. Eppure la persona soffre sperimentando una ben determinata ed invalidante sintomatologia fisica. La migliore soddisfazione per tanti pazienti è quella della prescrizione medica di un ansiolitico che, come tutti gli psicofarmaci, non avendo alcun potere educativo mette solo il paziente in grado di avvertire in quei momenti meno disagio,ma non risolve il futuro né previene le ricadute. Quando il paziente arriva dallo psicoterapeuta, e ciò purtroppo avviene, di solito, tardivamente dopo ripetuti tentativi di scoprire,invano una qualche base organica ai propri sintomi fisici viene inizialmente sottoposto ad una serie di prove ed esami psicodiagnostici allo scopo di accertare se la sintomatologia lamentata può riferirsi all’attacco di panico. A titolo di curiosità può essere interessante che, secondo le statistiche, il disturbo di attacchi di panico colpisce in prevalenza persone di sesso femminile con un rapporto costante rispetto gli uomini di tre a uno.Insorge solitamente nel periodo che và dall’età adolescenziale ai trentacinque anni, ma lo si può trovare spesso anche nei bambini all’interno del disturbo d’ansia da separazione. L’attacco di panico può avere una base genetica nel senso che o i genitori o i parenti prossimi del paziente soffrivano dello stesso disturbo. Si pensa che alla base del disturbo ci sia, come fattore predisponente, una vulnerabilità biologica (come è stato d’altra parte riscontrato per diversi disturbi psichiatrici).

Costantino  Mazzanobile