“Culture indigene di pace” proposte ed esperienze di vita per migliorare le condizioni del pianeta

 

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Abbiamo dedicato la III edizione del convegno ‘Culture indigene di pace/I sentieri della terra’ a Berta Isabel Cáceres, attivista e leader indigena assassinata in Honduras il 3 marzo scorso. Il convegno ha fatto emergere proposte, visioni, esperienze di vita che restituiscono la speranza e il desiderio di proteggere tutte le creature viventi. La Terra, come vediamo anche in queste ore, in questi mesi, in questi anni, è violentata quotidianamente a causa di guerre e terrorismi, ingiustizie, spoliazione delle risorse. L’attenzione sempre crescente a nuovi modelli e paradigmi di cooperazione, interconnessione e di equilibrio con la natura ci porta a continuare in questo percorso di ricerca, studio e confronto. Un percorso che le donne sono chiamate a compiere unite in corpo, mente e spirito, insieme agli uomini che sostengono la ri-emersione del Femminile nel mondo“. Così Morena Luciani Russo, ideatrice dell’incontro con Luciana Percovich, Daniela Degan e Sarah Perini, commenta la conclusione dei lavori.

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I numeri del convegno:
oltre 250 partecipanti, 15 incontri in plenaria, 9 workshop, 23 ospiti e più di 17.000 utenti facebook coinvolti.

Siamo in molte persone a lavorare per costruire una nuova società. Nel nostro popolo chiamiamo questa cosa ‘ricostruzione’, ed è importante per tutti, uomini, donne, famiglie e collettività, per un mondo migliore” raccontano Maria Teresa Panchillo e Yessica Huenteman Medina (Mapuche del Cile).

Malika Grasshoff parla della tradizione kabila: “C’è una struttura ciclica di tutte le attività tradizionali, nei riti di passaggio, nella semina, nella creazione di vasi e nella tessitura; qualsiasi attività si svolge in armonia con la natura e il ruolo delle donne è cruciale”.

Anche Michel Odent e Clara Scropetta sostengono l’importanza del rispetto, in particolare delle donne, dei bambini, della nascita, della crescita. La fisiologia e la batteriologia moderna stanno mettendo in luce contraddizioni fra la tradizione e i bisogni della donna che partorisce: “Abbiamo raggiunto il limite sul dominio della natura e dobbiamo mettere in discussione credenze e condizionamenti culturali che creano situazioni inibitorie o addirittura di pericolo nei processi fisiologici e nel parto”.

Le nuove scienze, dice Angelo Vaira, iniziano a teorizzare e sperimentare che alla base dell’evoluzione non ci sia la competizione, ma la cooperazione: “La compassione e l’altruismo hanno radici biologiche simili nelle diverse specie; se stiamo attenti ai dettagli capiamo quanto amore c’è, ad esempio, negli animali. Se esercitiamo l’empatia, questa naturale tendenza a connettersi, prima ancora della parola, scopriremo che i segnali calmanti servono a ridurre i conflitti”.

Fa eco Luciana Percovich che, parlando della rivoluzione simbiotica e dei microcosmi della biologa Lynn Margulis, afferma: “Cooperazione, simbiosi e dipendenza mutuale sono alla base dell’evoluzione e della vita. L’essenza della vita è memoria del passato, che registra messaggi per il futuro. Batteri, mitocondri, cellule, pesci fossili, semi, embrioni, rappresentano messaggi e fasi di sviluppo che percorrono la storia“. Il ruolo delle donne in ambito scientifico, sociologico, antropologico, pedagogico, culturale e spirituale è dunque fondamentale.

Noi donne usiamo il fuoco per trasformare la materia cruda, conosciamo le vie dell’acqua e dell’aria, siamo sempre in piedi su madre terra, noi siamo questi elementi, siamo animali, siamo vegetali – sostiene Susun Weed – “Se cucinate per la vostra famiglia, siete sciamane. Se curate chi è malato, siete sciamane. Voi non potete salvare la terra, che andrà avanti senza di noi. Ma potreste voler salvare voi stessi. E lo potete fare solo essendo parte della natura”.

Fra le proposte emerse, quelle dell’economista Alberto Castagnola: “Per creare un modello alternativo occorre una transizione che contempli la cura dei bambini e delle bambine, insegnando loro autonomia e rispetto, trasmissione (e in certi casi invenzione) delle tradizioni, attenzione ai rapporti di vicinanza, essere disponibili, aumentare le curiosità, guardare le persone come fiori che sbocciano con le loro capacità, scambiare energia collettivamente“.

Nel cosmo il 90% della materia è oscuro, e una percentuale simile di dna viene chiamata dai genetisti ‘dna spazzatura’. Che tutta questa parte si disveli e ci porti a un nuovo paradigma” auspica Luciana Percovich.

Monica Cerutti, assessora regionale ai Diritti, ha commentato: “I temi che voi affrontate sono centrali, come sono fondamentali la connessione e il confronto con realtà diverse, la cooperazione fra i paesi e la definizione di un orizzonte di sostenibilità e di modelli di sviluppo che devono essere rivisti, anche dal punto di vista di genere. Il protagonismo femminile è un agente di cambiamento“.

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OSPITI

Maria Teresa Panchillo e Yessica Huenteman Medina (Mapuche del Cile), Malika Grasshoff (Cabilia di Algeria), Susun Weed (USA), Angelo Vaira (Italia), Jeremy Narby (Canada), Costanzo Allione e Anna Saudin (Italia), Michel Odent (Francia), Clara Scropetta (Italia), Grazia Dentoni (Italia), Pierre di Vallombreuse (Francia), Luciana Percovich (Italia) Francesca Rosati Freeman (Italia), Mario Bolognese, Nadia Nardi e Maura Raviola di Stregatocacolor (Italia), Pietro De Marinis e Rossella Semino (Italia), Federica Zizzari e Edoardo Taori (Contrada Lusci, Italia), Alberto Castagnola (Italia), Bruna Bianchi (Italia).

CON IL PATROCINIO DI Regione Piemonte e Comune di Torino

MEDIA PARTNERS TerraNuova, Comune-info.net, NoiDonne, ItaliacheCambia

L’ evento non ha ricevuto finanziamenti pubblici, ma è stato realizzato grazie alle donazioni private e a una rete di persone che da anni s’impegnano a studiare, produrre e divulgare nuovi e più equi modelli di esistenza. UN GRAZIE PARTICOLARE va alle donne della Cerchia delle Lune di Laima.

foto 2 _courtesy_Anna Lami