MEMORIA ALATA: “IL BALLO CON LE JANAS” DI TONINO OPPES

“I racconti dell’infanzia durano tutta la vita; anche oltre, se viaggiano sulle ali delle janas”.

Tonino Oppes dedica così il suo ultimo libro Il ballo con le Janas (Domusdejanas editore, 2015) ai suoi lettori. Sono parole che seguono altre dediche che sfiorano le corde dell’anima. Perché la memoria è tutto. E, proprio sul filo della memoria, Tonino Oppes ha intessuto quanto di più magico potesse esserci: l’immersione nello scrigno dei ricordi, e, da lì, emergevano emozioni, colori, paure, riflessioni, sorrisi e lacrime, il tutto in un’atmosfera calda, seduti ad ascoltare col fiato sospeso un passato non molto lontano.

Un tempo vissuto da lui, l’autore, eppure così vicino a tutti i partecipanti, alunni, docenti dell’Istituto di Istruzione secondaria di secondo grado Sandro Pertini di Cagliari (Dirigente, prof.ssaLaura Caddeo), gente accorsa appositamente per l’evento, per incontrare chi, da anni, con passione e sentimento, traccia segni d’inchiostro su fogli bianchi e dona al lettore l’incredibile avventura di essere parte del racconto.Sono parole animate. La lettura si tramuta, come per incanto, in un’animazione. Tutti i personaggi, i luoghi, appartengono a tutti e, come ha sottolineato, in apertura dell’incontro il 29 marzo 2017, il prof. Francesco Nonnis, coordinatore della serata, citando Tolstoj, il villaggio, il narratore che richiama i bambini, future generazioni, rappresenta il diamante prezioso da tenere in vita.

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E, Tonino Oppes con i suoi racconti lo fa. Dostoevskij è anch’egli presente, ed è così che, a luci soffuse, il giornalista scrittore regala attimi con un sapore antico.

Le janas sono le protagoniste, e danzano al ritmo delle launeddas su passutorrau(suoni e luci, prof. Alessandro Congeddue Natalino Rassu).Janascreate appositamente dagli alunni della classe I A del corso serale del Pertini con le loro docenti, prof.sse Maria Rosaria Preite e Michela Carta, per ringraziare il loro pater, Tonino Oppes, hanno ballato con Antine, al centro della piazza: “era una danza frenetica la sua, primordiale. Sembrava che lo guidassero le stelle. Invece erano quattro janas”.

Non erano sole. Tonino Oppes le ha accompagnate “al centro di un ballo senza tempo” richiamando Mommotti, Sa mama‘e su sole, Maria Farranca, Ampsicora l’eroe sardo dimenticato, le tombe dei giganti, le fantastiche domus de janas disseminate in tutta la Sardegna, patrimonio dell’umanità, scavate nelle rocce granitiche. Pietre custodi della storia dell’uomo.

Uomini e donne che, nella loro quotidianità, hanno lasciato il loro segno. Un traccia lungo la strada che rischia di svanire. Come i piccoli paesi, aggiunge Tonino Oppes. È un rischio reale. E, Tonino Oppes lancia questo grido, lo dice e lo scrive. L’assenza così presente di una memoria sempre più effimera fa paura, forse ha preso il posto di mommotti, e, al contrario di questo personaggio della fantasia per piccini di un tempo che nonè più, è una spaventosa realtà che incombe. Complice l’annientamento del dialogo, degli attimi, di piccoli e grandi attorno al focolare, pronti a narrare e ad ascoltare.

Complice della morte dell’ascolto e della narrazione, anche la televisione, e i nuovi mass media. Prof. Nonnis, con un sorriso efficace, ricorda fotografie scattate dalla sua memoria di giovani innamorati seduti su quella pietra, a Monte Urpinu, il monte di Cagliari, oggi sostituite da selfie e da occhi su un tablet o smartphone. Gli sguardi coinvolgenti tra i due innamorati, quel guardarsi reciproco, viene meno. Gli anziani sempre più soli. E, non solo loro. Pare che “Mamuscone, la voragine a forma di imbuto, alla periferia di Cossoine, dove venivano gettati nel pozzo tutti gli uomini che non servivano più” quindi, aihmè, esista ancora. Ha assunto altre forme, altre dimensioni: l’indifferenza, l’oblio avanza inesorabile.

“L’indifferenza è nemica della memoria”.

Un lapide. Un nome. Due date. Una foto. Una pietra anch’essa. Una pietra viva: “tanti pensieri si accavallano, uno dietro l’altro, viaggiando con incredibile rapidità nella mente di Antine … il ricordo ha il suono lieve dell’acqua che arriva alle radici più profonde dell’albero della memoria …”.Il cimitero, il camposanto, è ricco: la lapide è una pagina di un diario, “il diario di una comunità” Questa riflessione scaturisce dalla domanda a Tonino Oppes da Manola Bacchis, di “passaggio”, per caso o per un segno, all’Istituto Pertini come docente. A chiudere, dopo interessanti interventi del pubblico, sarà di nuovo il suono della tromba di Andrea Sini, e Antine e Tidora“volano sopra la collina che ancora custodisce i piccoli tesori dell’infanzia”.

 

 Articolo di Manola Bacchis