Pelle e Gravidanza con il Dott. Paolo Greco

La gravidanza è uno dei periodi più belli e più intensi per una donna. Rappresenta l’attesa, il passaggio, la trasformazione in quell’essere meraviglioso che tutti noi chiamiamo “Mamma”.

In gravidanza tutto il corpo della futura mamma va incontro ad una serie di modificazioni, in parte reversibili ed in parte irreversibili, secondarie alle “rivoluzioni ormonali” che avvengono nella gestante.
Tra tutti gli organi la pelle è quella che maggiormente risente di queste modificazioni e che quindi si trasforma.
In primo luogo si assiste ad una accentuazione della pigmentazione della pelle, probabilmente dovuta ad un incremento dei livelli di estrogeni, progesterone, MSH e ACTH, che sono degli ormoni in grado di stimolare la melanogenesi. Le modificazioni cromatiche sono più visibili nelle donne con fototipo scuro e nelle sedi che già normalmente appaiono più pigmentate: areola mammaria, ascelle, inguine, genitali, regione periombelicale e regione mediana dell’addome, la cosiddetta linea alba. Quest’ultima in gravidanza diventa una vera e propria “linea nigra” che tende poi, pian piano a regredire dopo il parto. Possono poi comparire, soprattutto in seguito all’esposizione solare, le famigerate macchie, soprattutto al volto, dove si può sviluppare una iperpigmentazione simmetrica, costituita da chiazze di colorito marrone, che prende il nome di melasma. Queste iperpigmentazioni possono purtroppo residuare anche dopo il parto.
Anche i nei melanocitici possono andare incontro a modificazioni nelle dimensioni e nel colore, per poi tornare alle caratteristiche originarie alla fine della stessa. Se queste modificazioni riguardano tutti i nei, generalmente non occorre preoccuparsi; al contrario se è solo un neo a modificarsi in gravidanza è importantissimo farlo presente al proprio medico, perché potrebbe trattarsi di un melanoma. E’ stato comunque dimostrato che la gravidanza, fortunatamente, non aumenta il rischio di insorgenza di questo tumore.
La gravidanza influenza in modo positivo la crescita di peli e capelli. Sotto la spinta degli ormoni estrogeni, infatti, più dell’85% dei capelli entra e mantiene la cosiddetta fase anagen, ossia la fase di crescita attiva del capello. Pertanto la chioma appare molto più densa e florida durante la gravidanza. Tuttavia questo comporta, nel post-partum, a causa di un improvviso calo ormonale, il passaggio di un gran numero di capelli dalla fase anagen a quella di telogen, con conseguente caduta transitoria degli stessi. Questo tipo di alopecia, detta telogen effluvium post-partum tende a perdurare per qualche mese dopo il parto, comportando poi un graduale ritorno alla normalità.
Le unghie, da un lato tendono a crescere rapidamente, dall’altro diventano più fragili e tendono a sfaldarsi con maggiore facilità, probabilmente a causa di un’intercorrente deficit di bioelementi che vengono “rubati” dal nascituro.

Le modificazioni ormonali, associate alla repentina “espansione” cutanea, determinano l’insorgenza delle strie distensae, comunemente dette smagliature. Si tratta di lacerazioni del derma che inizialmente appaiono di colore rosso e successivamente diventano, una volta stabilizzatesi, di colore bianco. Queste generalmente persistono anche dopo la gravidanza e sono difficilissime da trattare. Si assiste inoltre ad un peggioramento della panniculopatia edemato-fibro-sclerotica, altrimenti detta “cellulite”
La gravidanza modifica anche la secrezione ghiandolare, con aumento dell’attività delle ghiandole sudoripare e delle ghiandole sebacee. Queste ultime si rendono particolarmente evidenti a livello dell’areola mammaria, dove prendono il nome di “tubercoli del Montgomery”.
Possono comparire poi neoformazioni benigne, come i fibromi penduli (delle papule molli dello stesso colore della pelle), soprattutto nelle zone di maggiore frizione e gli angiomi stellati o spider angiomi, mentre agli arti inferiori compaiono le “vene varicose”, secondarie non solo alle modificazioni ormonali, ma anche all’incremento della pressione idrostatica a livello degli arti inferiori causata dalla compressione intra-addominale determinata dal nascituro.