Diastasi Addominale: Sintomi, Cause e Rimedi

A Roma il 26 Gennaio si terrà il primo Congresso Nazionale sulla Diastasi Addominale.

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E’ un problema poco conosciuto ma abbastanza diffuso.

Che cos’è, come si riconosce e si affronta?

Veramente in pochi sanno cos’è la diastasi addominale, ma è molto diffusa.

Ci sono alcune storie, sopratutto di neo mamme alle prese con questo problema molto difficile da capire, infatti causa molti disturbi, tutti diversi.

La diastasi è un fenomeno normale in gravidanza: capita a circa 2/3 delle donne in attesa, ma di solito questo problema sparisce spontaneamente durante i 4 o 5 mesi dopo il parto.

Per 1/3 delle neo mamme diventa un problema serio, continuando ad avere questo disturbo anche dopo un anno dalla nascita del bebè.

Per fortuna le cose stanno cambiando: a Roma il 26 Gennaio si terrà il primo Congresso Nazionale, organizzato dall’associazione Diastasi Donna.

I maggiori esperti Italiani spiegheranno alcune cose su questo disturbo, come riconoscerlo e le tecniche per prevenirlo o curarlo, sia con metodi chirurgici o riabilitativi.

Le informazioni le trovate sul sito www.diastasidonna.it.

Perché della diastasi addominale si parla poco?

Non ci si occupa molto di questo disturbo, perché poco conosciuto, ma facendo alcune ricerche si scoprono tante donne a cui la diastasi ha condizionato la loro vita spingendo quest’ultime a parlarne.

E’ stato creato infatti un sito apposti per coloro che cercano informazioni, anche con ricchi rifermenti clinici e medici.

Esiste anche l’associazione  Diastasi Donna ed una pagina Facebook: Diastasi Donna – Unite per il Servizio Sanitario Nazionale, in cui queste donne si riuniscono per scambiarsi dei consigli e trovare delle soluzioni attraverso gli ospedali e chirurghi che operano in convenzione con l’SSN.

Questa associazione combatte per il riconoscimento della diastasi come patologia, infatti la richiesta è stata ricevuta anche in parlamento.

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Anche se di questa patologia se ne parla poco ne soffrono il 30% delle donne che sono diventate mamme.

Sono tante le donne che hanno la diastasi ma molte non se ne accorgono nemmeno e non ci fanno caso pensando che sia una condizione normale dopo il parto avere la pancia gonfia, magari con i muscoli dell’addome che sporge di fuori.

Nei casi più facili resta un disturbo per lo più estetico, ma per molte donne crea problemi molto seri.

Per questo bisogna che venga considerata una malattia vera e propria.

Cos’è la diastasi addominale?

«La diastasi addominale si verifica in gravidanza e consiste nella “divisione” longitudinale del retto dell’addome, il muscolo principale della parete addominale anteriore. In pratica, le due parti di cui è costituito questo muscolo si allontanano eccessivamente l’una dall’altra»

«Per la pressione esercitata dall’utero in crescita, ma anche per i cambiamenti ormonali tipici di questa fase, le due parti che costituiscono questo muscolo si separano, allontanandosi dalla linea mediana. Ed è lì che si crea un vero e proprio “buco” che può essere più o meno largo».

Ha spiegato il professor Alessio Caggiati, specialista in Chirurgia Plastica e direttore dell’Unità di Chirurgia Plastica dell’Istituto Dermatologico dell’Immacolata di Roma. 

Vi sarà capitato di vedere la “linea alba” che compare sul pancione a fine gravidanza?

«È formata da tessuto connettivo, poco elastico ma molto resistente che, se da una parte si rompe con difficoltà, dall’altra, quando si dilata e si sfilaccia, non torna più nelle condizioni iniziali»

Prosegue lo specialista. 

 

L’assottigliamento di questo tessuto è un processo fisiologico normale,

«A patto che si risolva entro cinque mesi al massimo dal parto. Dopo i primi mesi, l’elasticità e la densità dei tessuti devono riprendere i valori iniziali e anche la profondità del “buco” e le sue dimensioni devono diminuire. Si parla di diastasi addominale quando la distanza tra la fascia destra del retto addominale e quella sinistra resta di almeno un paio di centimetri».

Prosegue il professore Alessio Caggiati.

Perché la diastasi addominale può essere una malattia?

Con la patologia della diastasi al retto si può convivere a meno che non ci siano dei disturbi come lombalgie, dolori addominali, sennò resta un problema puramente estetico.

«Consiglierei comunque a queste pazienti di eseguire ecografie periodiche per controllare l’evoluzione della diastasi. In certi casi, con il tempo, il problema peggiora e può essere necessario l’intervento chirurgico»

A molte donne, dopo la gravidanza, la diastasi provoca molti problemi, che spesso per assenza di conoscenza vengono scambiati per altri sintomi.

Si fatica ad avere una diagnosi, e questo crea sofferenze, dispendio di energie ed anche di soldi.

«Per esempio può causare dolori alla schiena che si affatica più del normale a causa dell’instabilità della colonna, oppure la sensazione che la schiena sia debole e sia impossibile anche sollevare un peso. Poi dolori alle anche e al bacino, incontinenza, nausea, senso di pesantezza al pavimento pelvico e perfino difficoltà a digerire e a respirare. In diversi casi la diastasi può provocare anche un’ernia epigastrica o un’ernia addominale»

«Nei casi più gravi, quando la separazione delle due fasce muscolari supera i 5-6 centimetri, anche un trauma alla pancia può essere pericoloso, perché può innescare danni a stomaco e intestino».

Ci informa il professor Caggiati.

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Come ci si accorge di avere la diastasi addominale?

«Il primo campanello d’allarme è la pancia gonfia anche dopo 5-6 mesi dal parto, con l’ombelico che tende a sporgere»

«Un altro segnale tipico è una sorta di cresta (detta anche “pinna”) che, sempre a diversi mesi dal parto, si forma in corrispondenza della linea alba, quindi dalla base dello sterno all’ombelico: si vede in modo molto chiaro quando, sdraiate sulla schiena e con le ginocchia flesse, si prova a eseguire il classico crunch».

Si può anche da sole, testare la distanza fra le due fasce del muscolo retto.

Bisogna inserire la punta delle dita della mano nella fessura che si viene a creare, bisogna metterla trasversalmente rispetto al retto dell’addome.

Se almeno due dita della mano sprofondano nella fessura, potrebbe trattarsi di diastasi.

Una vera e propria diagnosi ovviamente va fatta da un medico, magari con un’ecografia della parete addominale oppure una risonanza magnetica.

Chi è più a rischio di diastasi addominale?

«Il motivo per cui le due fasce del retto addominale si separano così tanto durante la gravidanza non è ancora chiaro. A parte la predisposizione, sono stati finora individuati dei fattori di rischio: l’età della gestante superiore ai 35 anni; il feto con un peso elevato; la gravidanza gemellare. Secondo alcuni studi, anche l’eccessiva attività fisica durante l’ultimo trimestre può diventare pericolosa: in un periodo in cui legamenti e tendini si rilassano e allungano al massimo, sforzare la parete addominale è controindicato. Si crea infatti un aumento della pressione addominale che le strutture muscolofasciali della parete addominale non riescono a contenere».

Fa chiarezza il Medico.

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Come si cura la diastasi addominale?

Potrebbero aiutare, in alcuni casi anche degli esercizi specifici, ovviamente con la guida di un fisioterapista esperto od un osteopata.

In alcuni casi, se la separazione delle due fasce è molto marcata occorre l’intervento chirurgico, che in casi come questi è l’unica soluzione per richiudere definitivamente la distanza tra esse.

«L’operazione chirurgica consiste nell’addominoplastica. Naturalmente il chirurgo plastico è il medico di riferimento per un eventuale intervento. L’addominoplastica prevede un’incisione nella zona sopra il pube attraverso la quale viene effettuata la ricostruzione della parete addominale che chiude la diastasi. Alla fine dell’intervento rimane solo una cicatrice simile a quella di un parto cesareo e il risultato è permanente».

Conclude il professor Caggiati.

In alcune regioni si può fare l’intervento con il Sistema Sanitario Nazionale. Se la vostra regione per qualche ragione non ha questo servizio potete spostarvi in un’altra regione.

Ovviamente i tempi di attesa possono variare, da mesi ad anni a seconda della struttura in cui avete richiesto questa operazione. Potete anche rivolgervi nel caso a dei chirurghi privati che operano a pagamento.

Alcune regioni passano l’intervento con il Sistema Sanitario Nazionale. Se la vostra regione non eroga il servizio, potete spostarvi in qualsiasi altra regione. I tempi di attesa in lista variano da pochi mesi a diversi anni a seconda della struttura. Altrimenti potete rivolgervi a chirurghi privati che operano a pagamento.