La Sindrome di Rebecca raccontata da Ercole Renzi

 
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Per completezza e in relazione alla gelosia di cui ho parlato la scorsa settimana, c’è un altro tarlo insidioso che mina la relazione di coppia ed è quello che viene chiamato la sindrome di Rebecca e cioè la gelosia retroattiva che riguarda le relazioni sentimentali e sessuali che il/la partner ha intrattenuto con i suoi precedenti ex.
 
Prende nome dal film di Hitchkoch dal titolo “Rebecca la prima moglie”, la storia drammatica di una donna che sposa un vedovo e deve poi fare i conti con il fantasma della sua defunta moglie.
 
Se nella gelosia normale l’antagonista è reale, nel caso della sindrome di Rebecca l’antagonista è un fantasma che appartiene al passato, ininfluente nel presente, una figura lontana nel tempo e nello spazio, eppure in grado di influenzare la persona che pensa e dice: lo slancio, le sensazioni, le emozioni, il piacere che hai avuto con lui/lei non le stai avendo con me, quello che hai vissuto e che hai concesso a lui/lei non lo stai concedendo a me.
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Sono queste affermazioni, paure e “paranoie” per le quali non ci può essere confutazione risolutiva e che tuttavia minano la relazione di coppia facendo soffrire sia la vittima, sia il carnefice.

Si manifesta un pensiero ossessivo che agisce ciclicamente nel tempo e che porta alla rabbia e al rancore: tanto più se, in modo più o meno consapevole, uno dei due seguita a parlare delle sue vecchie storie senza tenere conto del turbamento dell’altro e alimentando così la sua ruminazione mentale e il suo disagio.
 
La vittima di questo pensiero ossessivo trascura i dati di realtà, si fa un film, amplifica, idealizza, direi sublima storie che in realtà non conosce e per questo soffre e fa soffrire, tormenta e si tormenta, fino alla possibile rottura della relazione.

Questo torbido fantasma mentale prende corpo e si ravviva su un complesso di comparazione fallimentare, su un confronto implicito in cui l’amante sofferente si sente sconfitto in partenza dall’ex, da uno zombie che è lui a far rivivere proiettando le proprie paure e a cui dà energia proprio attraverso di queste: la paura di non essere all’altezza, la paura che si ripropongano i fallimenti del passato, la paura di perdere l’amato bene, la paura di non poter/saper dare all’altro sentimenti, passione, piacere e agi come accaduto in passato.
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La comparazione fallimentare cresce e si alimenta dalla disistima, con l’errata convinzione di non valere abbastanza e di non essere all’altezza della situazione.

Nell’uomo prevale il versante sessuale con la curiosità morbosa per cosa ha fatto lei a letto con gli ex o con l’ostinato non voler sapere per non soffrire ancora di più ma con rabbia, astio e disprezzo.
Si insinua in lui un senso di umiliazione direttamente proporzionale alla trasgressione immaginata.
 
Per lei invece la gelosia è più legata alle esperienze di vita, ai momenti speciali, alle situazioni romantiche che lui può aver avuto con le sue ex e poi al senso di inferiorità rispetto alle rivali immaginate più belle, più affascinanti e più seducenti.
 
Scrive Oscar Wilde a proposito della sindrome di Rebecca: 
“Gli uomini vorrebbero essere sempre il primo amore di una donna. Le donne hanno un istinto più sottile per le cose: a loro piace essere l’ultimo amore di un uomo.” 
Per smettere progressivamente di soffrire, possiamo capire che l’altro come oggetto di gelosia retroattiva è solo un pretesto, un accumulatore delle fragilità del geloso che cerca solo un bersaglio verso cui scagliare le proprie situazioni irrisolte.

È da queste che bisogna partire, dal ristabilimento di quell’equilibrio emotivo compromesso in assenza del quale nella vita si continueranno a cercare gli zombie da riesumare, uno dopo l’altro.

Ti invito come sempre ad avvicinarti alle Discipline Analogiche per entrare in contatto con questa identità ferita, per stabilire un dialogo diretto con essa, per decomprimere quelle energie di rabbia e di dolore che ci legano a vecchi schemi mentali e a vecchi “programmi” e per prendere consapevolezza del percorso possibile verso la libertà e verso un rinnovato benessere emotivo. 
 
Ercole Renzi