La paura dell’amore di Ercole Renzi

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Nelle relazioni d’amore che spesso diventano difficili e complicate si introduce spesso un lessico speciale che porta all’utilizzo di termini assoluti e totalizzanti del tipo:

Per sempre, Mai, Solo tu, Senza di te, Alla follia, Da morire….

Sono affermazioni che, a pensarci bene, cozzano contro ogni buon senso: la vita ci insegna che ogni generalizzazione dice tutto e non dice niente e che spesso è al servizio delle nostre esperienze del momento. Ancora meglio, è al servizio delle nostre speranze che, in realtà, nascondono le nostre paure.

Non a caso il proverbio recita: Chi di speranza vive, disperato muore!

Per esempio, il “Non ci lasceremo mai” è un pensiero che esorcizza la paura che si verifichi il caso contrario e che la persona riviva il dolore dell’abbandono già vissuto in passato.

Oppure “Senza di te che farei” che misura il livello di disistima della persona che la pronuncia: vivo della tua attenzione e dello specchiarmi in te. Che tradotto significa: se tu non ci fossi io perderei ogni valore perché nel profondo questo valore sono stato/a condizionato/a a non riconoscermelo.

Oppure “Dopo stanotte, mai più” ad indicare la paura di un coinvolgimento che è bene tenere a bada per evitare, di nuovo, l’apparizione di fantasmi già incontrati. Sono espressioni popolari e sanvalentineggianti che credo vadano prese sul serio, proprio per il significato implicito che trasmettono ad un ascolto appena più attento.

“Ti amo alla follia” oppure “Ti amo da morire”, dovrebbero lasciare il destinatario un po’ preoccupato… follia, morte, annichilimento, annullamento, fuga… in realtà parliamo di “amori” disperati che nulla hanno a che fare con il mantenimento dell’identità, il rispetto della dignità e il senso di libertà di una relazione completa e matura.

A mio parere, a certe affermazioni è sotteso un altro significato ancora più profondo e sottile che vorrei illustrare con una metafora.

Se sto mangiando un cibo prelibato e intanto sono assorto in pensieri impegnativi, mastico e trangugio ma mi perdo il sapore della pietanza e, con esso, buona parte della sua bontà.

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In modo simile, le categorie assolute che emergono nelle affermazioni d’amore indicate sopra non fanno apprezzare l’essenza dell’intimità, della passione e della reciprocità dei momenti di amore perché introducono una condizione, un termine, una scadenza.

La paura che quel momento non possa più verificarsi espropria del suo valore più profondo l’hic et nunc, il qui e ora.

Non apprezzo il sapore del cibo perché intanto penso se e quando potrò rimangiarlo o non dovrò più rimangiarlo: mi perdo il piacere del presente pensando al futuro. E così, attimo per attimo, i momenti sfuggono, ovvero non sono come potrebbero essere a causa delle interferenze generate da queste paure profonde.

A. Checov ha scritto:

Senza trama e senza finale

Potrebbe essere la ricetta di una relazione d’amore veramente libera e consapevole in cui un’eventuale e logica ricerca di prospettiva e di progettualità non dovrebbe interferire sui fotogrammi di cui è fatta la storia, attimo per attimo.

È una ricerca di autenticità oltre le barriere culturali, le regole implicite e, soprattutto, oltre le paure; quelle che ci condizionano facendoci perdere il senso vero di noi stessi, quelle che ci tengono in ostaggio, che ci alienano da ciò che è sostituendolo con ciò che dovrebbe essere.

Ho dedicato i workshop del mese di maggio a Cagliari, Sassari e Asti proprio alla Paura, per come viene compresa e spiegata dalle Discipline Analogiche: la paura imbratta le lenti degli occhiali della nostra vita e ci rende un’immagine di essa distorta, parziale, offuscata.

Vale la pena guardarla in faccia per provare a liberarcene.

Ercole Renzi