Il diritto al lavoro: un 1° maggio reale

In una congiunzione normativa esemplare la nostra Costituzione tutela il tanto richiamato quanto poco rispettato diritto al lavoro: gli articoli 1 e 4 Cost., infatti, tracciano un disegno costituzionale al fine di riconoscere dignità all’essere umano anche in quanto soggetto titolare del diritto al lavoro
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È lo stesso incipit della nostra Costituzione che dà assoluta priorità al lavoro nello stabilire che L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” e lo colloca, dunque, tra gli elementi fondanti dell’intero sistema di diritti”.

Coerentemente ed armonicamente il Costituente all’art. 4 stabilisce che: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Non è un caso che lo scrivente abbia scelto di trattare questa tematica in questa settimana ove si è celebrata la giornata dedicata ‘ai lavoratori’.

Nell’intento non soltanto celebrativo di un diritto, quello al lavoro, appunto ma anche di sollecitare un effettivo riconoscimento e conseguente esercizio di tale diritto a tutti gli individui al fine di assicurare a se stessi e alle loro famiglie un’esistenza libera e dignitosa.

A ciò si aggiunge il diritto ad una retribuzione parametrata alle mansioni svolte, all’orario di lavoro, in salvaguardia dei diritti inviolabili ed ineliminabili dell’individuo, quali il diritto al riposo settimanale, il diritto alle ferie, il diritto ad essere riconosciuto innanzitutto come uomo prima ancora che come lavoratore.

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In tale cornice, non sfugge menzionare il diritto a non essere discriminati, a parità di mansioni ricoperte, individui di sesso maschile e di sesso femminile, i quali si pongono su un piano di totale equidistanza rispetto al godimento dei diritti di cui sono titolari.

È bene, dunque, tenere a mente che dietro la cerimoniale e formale celebrazione del 1° maggio vi sia anche una sostanziale e concreta intenzione di riempire di contenuti un diritto, come quello al lavoro, che molto spesso è decantato ma, talvolta, resta privo di una sua concreta proiezione nella realtà.

Soltanto quando si potrà parlare di diritto al lavoro reale si potrà prendere coscienza del fatto che il primo maggio non è soltanto una giornata di ostentazione di valori ma una giornata di monito a ché questi valori trovino concreto riconoscimento nella vita di tutti i giorni.

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Avv. Roberto Pusceddu