Felicità e benessere interiore: lei non ha niente!

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“Lei non ha niente!” è l’affermazione del medico del pronto soccorso che, con un’espressione di vaga sufficienza, rimanda a casa il presunto paziente sano come un pesce: l’ennesimo caso ai suoi occhi di clinico, di una sindrome misteriosa, di un male oscuro senza causa apparente.
 
Ipertensione, angina, fame d’aria, formicolii agli arti, parti del corpo bloccate, emicranie, capogiri… è senza fine la lista di queste strane manifestazioni sintomatiche che sembrano portare la vittima in sala di rianimazione o alla morte e che, alla fine, si risolvono con il solito salvifico ansiolitico o con un antinfiammatorio.
 
Ma è solo l’inizio dell’iter perché il malato immaginario crea i suoi sintomi dal nulla!
 
Vive nel dubbio di avere un qualche malanno che genera ansia di accertamento con le conseguenti infinite frequentazioni del medico di base, di specialisti vari e di centri diagnostici, economicamente ben lieti di soddisfare questa voglia di cercare quello che spesso non c’è.
 
Un aforisma delle Discipline Analogiche recita:
Il sintomo è la maschera del difetto che ti riconosci

A sottolineare che il sintomo, vero o presunto, diventa un investimento energetico, un potente accumulatore di tensione emotiva che assorbe pensiero, preoccupazione, ansia e domande senza risposte per la persona anche per l’attenzione e la sollecitudine da parte di parenti e di amici.

Ha la funzione di distogliere e di distrarre dal guardarsi dentro, dal guardarsi allo specchio e dal cercare la monetina dove è realmente caduta e non dove c’è più luce… perché riconoscersi un difetto significa entrare progressivamente nel labirinto della coscienza pieno di rammarichi e di dispiaceri.
 
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Il fatto è che la nostra istanza emotiva, come il nostro corpo fisico, mangia tutti i giorni, si nutre di tensione sempre alla ricerca del piacere nel lavoro, nei sentimenti, nella passione, nel divertimento, nell’auto-realizzazione…. e quando vincoli e paure impediscono il soddisfacimento di queste esigenze sane lei, che ha una fame inestinguibile, le tensioni se le va a cercare altrove e il luogo più vicino è proprio la persona stessa.
 
Ed ecco il malessere psicologico, ecco l’incomprensibile stato di disagio, ecco il dolore fantasma, quello senza causa oggettiva.
Meglio malati immaginari che “pazzi”, meglio cercare di accertare l’inaccertabile che conclamare l’infelicità, che mettersi in discussione, che guardarsi dentro e snidare i vincoli che impediscono un appagamento emotivo vero e non filtrato e strozzato da lacci e lacciuoli.
 
Vincoli che vivono solo nella mente imprigionata e non nella realtà della vita, vincoli che diventano il fiore artificiale, di plastica, che inganna e distoglie l’ape del desiderio e la dirige nel posto sbagliato.
 
Si comprende allora meglio un’altra affermazione cara alle Discipline Analogiche che recita: 
La sofferenza è direttamente proporzionale alla mancanza di piacere
Nel grande contenitore emotivo che abbiamo nell’anima non ci sono spazi vuoti, ma convivono piacere e sofferenza che si sottraggono spazio reciproco: se una cede l’altro aumenta e viceversa.
 
La mancanza di felicità, conseguente al prevalere dei vincoli che impediscono di perseguire liberamente i propri desideri, lascia spazio alla sofferenza che prima si manifesta come disagio psicologico, poi come sintomo fantasma e poi, se si protrae nel tempo, come vera e propria malattia infiammatoria o addirittura di attacco gli organi.
 
È una trappola che, mentre ci difende, in realtà ci imprigiona lasciandoci in balia del nostro passato doloroso.
 
Un passato, invece, che dobbiamo far uscire da noi con tutto il suo carico di emozioni negative… Sì, proprio quelle che ci hanno portato al pronto soccorso…!

Buona settimana in piena salute!

Ercole Renzi