Intervista al Dott. Tommaso Lupatelli su RivistaDonna

 

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Dalla sclerosi multipla al fibroma uterino. Quando la chirurgia non ricorre nè a tagli nè al bisturi ce ne parla il Dottor Tommaso Lupatelli..

Rivista Donna l’ha incontrato per voi…

Chi è Tommaso Lupatelli?

Sono un medico chirurgo specializzato in radiologia e radiologia interventistica e successivamente in chirurgia vascolare. Mi occupo di riaprire o chiudere, a seconda della patologia in esame, i vasi arteriosi, venosi e le vie biliari. Sono infatti tante le malattie che possono essere trattate aumentando o diminuendo la vascolarizzazione, dai tumori, ai sanguinamenti, dal piede diabetico alla sclerosi multipla fino ad arrivare ovviamente a tutte le patologia dell’albero vascolare ( carotidi, aorta, vasi di gamba ecc).

Il fibroma uterino è una patologia che affligge molte donne in età fertile: vogliamo parlarne?

Il fibroma uterino o leiomioma è il più comune tumore benigno dell’utero. La crescita dei fibromi è ormonodipendente essendo infatti correlata alla secrezione ormonale ovarica e precisamente alla sua componente estrogena. Il fibroma uterino colpisce circa il 25-30% delle donne in età fertile.

Più fibromi possono colpire la stessa paziente ed in questo caso si parlerà di fibromatosi (e non di fibroma) e le loro dimensioni possono inoltre variare da quelle di un pisello fino ad una massa che occupa l’intero addome.Il Loro trattamento è richiesto se crescono abbastanza da causare importanti disturbi (la paziente può riferire continuo senso di pesantezza al ventre, crampi, mal di schiena o ripetuti stimoli ad urinare soprattutto di notte, stitichezza). Il loro trattamento è anche richiesto quando crescono rapidamente, causano sanguinamenti anomali come mestruazioni abbondanti (menorragia) o perdite emorragiche (menometrorragia) o infine, se si rendono responsabili di ripetuti aborti.

 

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Come si può scoprire di avere un fibroma uterino e qual è la terapia migliore per un fibroma dell’utero?

E’ sufficiente sottoporsi alla visita annuale di controllo dal ginecologo. Un ’ecografia dell’addome inferiore e’ in grado di diagnosticare la presenza di un fibroma.

L’embolizzazione è considerata ormai una valida alternativa alla chirurgia per il fibroma: cosa ne pensa?

L’embolizzazione del fibroma uterino per tutta la serie di inconvenienti e possibili complicanze legate alle terapie chirurgiche convenzionali, si sta progressivamente affermando dalla fine degli anni 90′ come valida e sicura alternativa terapeutica alle tecniche chirurgiche convenzionali. L’embolizzazione e’ infatti in grado di trattare efficacemente ed in modo permanente i fibromi senza ne’ tagli ne’ bisturi e non lasciando alcuna cicatrice. Negli stati uniti l’embolizzazione del fibroma sta ormai divenendo la tecnica di scelta, prima ancora della stessa chirurgica convenzionale. Questa tecnica mininvasiva è eseguita in anestesia locale e consente una significativa e permanente riduzione delle dimensioni del fibroma in piu’ del 96% dei pazienti con conseguente definitiva scomparsa dei sintomi associati (dolore, sanguinamenti ecc). Grazie all’embolizzazione il fibroma uterino puo’ quindi essere trattato in modo risolutivo, sicuro e soprattutto senza dover ricorrere all’uso del bisturi. La durata media dell’intervento e’ 20-40 minuti con un solo giorno o al massimo due di ricovero. Una delle piu’ grandi rivoluzioni in medicina degli ultimi anni.

Quali sono le pazienti che possono sottoporsi al trattamento dell’embolizzazione? C’è un limite di età previsto o consigliato?

Più del 95% delle donne possono tranquillamente essere sottoposte ad embolizzazione e potrebbero salvare l’utero quando invece gli viene consigliato o imposto di asportarlo. Non c’e’ nessun limite di eta’. L’embolizzazione, se indicata, e’ in grado di salvare l’utero in tutte le donne e a qualsiasi eta’.

Quanti tipi di fibroma esistono?

I principali tipi di fibroma sono tre. Sottomucoso ( prevalentemente verso l’endometrio, quindi con crescita all’interno della cavita’ uterina), intramurale ( della parete uterina) sottosieroso ( al di fuori della parete uterina, quindi con crescita all’esterno dell’utero). Gli intramurali, quelli piu’ frequenti oltre che i piu’ complessi da trattare con la chirurgia convenzionale, rispondono molto bene all’embolizzazione.

La “cura Zamboni” si sta rivelando un passo molto importante contro la sla, la sclerosi multipla, la malattia di meniere e la cefalea intrattabile refrattaria ai farmaci: qual è il suo parere in merito?

Credo che la cura Zamboni chiamata anche angioplastica della ccsvi (acronimo inglese per indicare l’ insufficienza cronica venosa cerebro-spinale) sia un metodo efficace che permette nella maggioranza dei pazienti di migliorare, a volte drasticamente, lo stato della loro malattia neurologica di base cui si associa, in particolare di alcuni sintomi come la stanchezza, il mal di testa, la concentrazione mentale, le parestesie, i formicolii, le vertigini, l’urgenza urinaria, la spasticità e molto altro. Abbiamo Appurato, infatti, che la ccsvi, questa patologia venosa scoperta da Zamboni da pochi anni, può seriamente compromettere il deflusso dal cervello e dal midollo spinale verso il cuore. Purtroppo, stiamo sempre più vedendo che si associa a diverse malattie neurologiche, non solo alla sclerosi multipla.

 

 

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Il “team brain flow”, che lei dirige, è il primo team al mondo nel metodo innovativo per la cura della sclerosi multipla: in cosa consiste il vostro metodo e perché differisce dagli altri metodi “convenzionali”?

Il nostro metodo e’ lo stesso del prof zamboni.Il Metodo consiste nel riaprire con un palloncino le due vene giugulari interne nel collo e la vena azygos, una vena a livello del torace. In mani esperte, e’ un intervento veloce e sicuro, eseguito in day-hospital, quindi senza ricovero. Probabilmente, il nostro merito e’ stato quello di aver migliorato con l’esperienza la tecnica operatoria e di aver apportato alcune piccole varianti che lo hanno reso piu’ efficace. Possiamo affermare che mentre il prof. Zamboni è considerato la mente noi siamo, per cosi’ dire, considerati un po’ il braccio. In definitiva, Paolo Zamboni ha inventato il metodo e noi lo abbiamo messo in pratica. Tuttavia, il prof. Zamboni rimane e rimarrà sempre il personaggio principale di questa splendida storia e ci auguriamo tutti che possa un giorno arrivare ad essere insignito del premio nobel per questa importante scoperta.

Quali centri presenti in italia eseguono interventi di questo tipo?

Sia l’embolizzazione che la pta nella ccsvi e sclerosi multipla, sla ecc vengono eseguiti in pochissimi centri di eccellenza. Attualmente,il mio istituto funziona come centro pilota per queste due patologie ma ci auguriamo che nel tempo anche altre strutture possano cominciare a trattare questo tipo di malattie con queste metodiche innovative. Noi siamo e rimaniamo sempre a disposizione per tutti quei colleghi che intendessero approfondire lo studio di queste metodiche. Purtroppo assistiamo, a volte, a trattamenti eseguiti senza una vera preparazione da parte dell’operatore, in assenza di un vero team dedicato ed in centri poco attrezzati. In questi casi i risultati possono essere molto deludenti per il paziente.

Ci sono progetti importanti in cantiere?

Il progetto più importante è quello di ottenere l’assistenza totale dal sistema sanitario nazionale per trattare queste patologie interamente a carico della sanità pubblica. Sarebbe una grande vittoria perchè vorrebbe dire avere un importante riconoscimento del lavoro svolto oltre che la possibilità di curare molti più pazienti, spesso veramente bisognosi di questi tipi di trattamenti. Infine un altro progetto importante e’ la creazione di un grande centro per il trattamento del salvataggio d’arto in pazienti affetti da piede diabetico o da patologia obliterante dei vasi di gamba. Ci stiamo lavorando.

Quale messaggio potrebbe lasciare alle lettrici di “rivista donna” atto a sensibilizzare la prevenzione?

Il mio messaggio e’ di eseguire almeno una volta all’anno una ecografia dell’addome inferiore per valutazione di utero ed ovaie senza ovviamente dimenticare l’esame citologico del collo dell’utero (pap test) e l’esame senologico. Una buona prevenzione e’ infatti in grado di scongiurare l’insorgenza di malattie a volte molto importanti. E poi, fondamentale, un atteggiamento positivo verso la vita e verso tutte quelle cose belle del quotidiano che spesso tendiamo inesorabilmente a sottovalutare. Ma che fortunatamente ci accompagnano sempre. Basta saperle vedere. Un atteggiamento positivo e rilassato, infatti, aiuta a prevenire la malattia.

 

Adam Rizzi