Carla Magnani scrittrice schietta e sincera, nel suo romanzo “Acuto” condivide emozioni
E’ una donna schietta e sincera la scrittrice toscana ma ormai bresciana di adozione Carla Magnani che ci ha aperto il suo cuore per una chiacchierata davvero speciale…
Carla, una toscana a Brescia. Che cosa le manca della sua terra di origine e che cosa ama- invece- della città che l’ha accolta poi?
Ormai sono ventisei anni che vivo in Lombardia, di cui gli ultimi sedici a Brescia. Della Toscana, la mia terra d’origine, e di Piombino, dove sono nata, mi manca il clima mite e il mare, specie d’inverno, quando si mostra nella sua vera essenza e riesco a sentirlo più mio. Di Brescia apprezzo la storia con le testimonianze ancora presenti e che meritano una sempre maggiore visibilità attraverso una costante politica di promozione culturale. Anche la sua posizione geografica è favorita dalla vicinanza delle montagne e dei laghi e quindi ben si presta al turismo. In conclusione posso affermare di vivere volentieri in questa città di dimensioni ancora a misura d’uomo.
Da brava toscana, sarà certamente schietta e sincera, quanto le hanno giovato queste due qualità nel suo lavoro e nella vita in generale?
Indubbiamente la schiettezza unita alla sincerità sono doti che vengono spesso riconosciute a noi toscani e credo che siano elementi che favoriscono l’apertura verso il prossimo, sia in ambito lavorativo che al di fuori. Sempre, però, che se ne faccia un uso ragionevole e il tutto non scada in maleducazione e arroganza.
Lei è docente di lettere, quando intuisce che un suo alunno ha talento per la scrittura?
Non è difficile riconoscere una particolare bravura di un alunno/a nello scrivere. Già nei riassunti e ancor più nei temi emerge sia da un punto di vista di ricchezza di contenuti che di correttezza ortografica e sintattica. Normalmente sono ragazzi/e che amano leggere e si accostano volentieri alla scrittura.
A proposito: qual è la sua idea di talento?
Reputo il talento, in ogni ambito, una naturale e particolare propensione che necessita, comunque, di essere affinata e coltivata nel tempo, altrimenti si rischia di disperderla o, nel migliore dei casi, di non sfruttarla al meglio.
Oggi esistono molti talent televisivi: un suo parere in merito?
Devo ammettere che non sono una spettatrice di talent, ritengo però che, se strutturati e condotti in maniera intelligente, possano essere un ottimo trampolino di lancio per chi vi partecipa. Anche in questo caso sono convinta che occorra non lasciar cadere l’occasione propizia ma sapersi promuovere tempestivamente e in maniera adeguata, altrimenti si rischia di essere dimenticati in tempi brevi.
Che rapporto ha con la televisione e la tecnologia in generale?
Apprezzo la tv quando fa proposte diverse ma che puntano sulla qualità e credo ciò possibile, basta non sottovalutare il grado di aspettative da parte del pubblico. Riguardo alla tecnologia in senso lato sono favorevole purché non crei prodotti obsoleti da un giorno all’altro, allora diventa solo invito al consumismo sfrenato.
Come vede i giovani di oggi?
Disorientati, poco fiduciosi nel domani e in loro stessi. Del resto la società attuale non favorisce certo una visione ottimistica, ma è questa forma di assuefazione-rassegnazione che porta all’immobilismo da parte di molti che mi spaventa e rattrista maggiormente.
E’ vero- secondo lei- che leggono troppo poco?
In Italia si legge comunque poco a prescindere dall’età, e questo è un male. Per i giovani, poi, è un negarsi l’opportunità di aprire la mente verso esperienze altrui che comunque ci riguardano da vicino e non assaporare la magia che la lettura sa creare senza chiederti niente in cambio.
Che cosa se la sente di consigliare a un insegnante o a un genitore che vorrebbe avvicinare un giovane alla letteratura?
Voglio dare per scontato che gli insegnanti non abbiano alcun bisogno di un mio suggerimento, ma sappiano gestire al meglio tale problematica. Ai genitori posso consigliare di non forzare il proprio figlio, di lasciarlo libero di avvicinarsi al genere letterario che preferisce, di non iniziare con un tomo di grosse dimensioni e non imporre tempi limitati.
Lei ha vinto concorsi di poesia ma solo di recente ha pubblicato un suo romanzo, sto ovviamente parlando di “Acuto”: come è passata dalla scrivere in versi allo scrivere in prosa?
Non è stata una scelta autoimposta. A distanza di anni ho sentito il bisogno di esprimermi attraverso una scrittura più estesa, di più ampio respiro e il romanzo è venuto da sé. L’ “Acuto” si è fatto sentire.
Solitamente un poeta tende a mettersi a nudo nei suoi versi: è così anche per lei?
Non credo che sia una peculiarità della forma poetica, ma della scrittura in senso lato quella di rivelare, in maggiore o minore misura, la personalità dell’autore, e anch’io non ne sono venuta meno.
E in ” Acuto” che cosa possiamo trovare di lei?
Preciso che non è un romanzo autobiografico. I personaggi sono frutto della fantasia, se si escludono quelli che fanno parte della storia con la S maiuscola. E’ anche vero che la scelta dei luoghi, la Toscana, Pisa e la Florida, e dei tempi in cui si svolge la trama, nell’oggi e dal 1968 al 1972, non è stata casuale, ma dovuta a qualcosa che mi sta particolarmente a cuore. Non è un saggio storico, ma una rivisitazione di un periodo degno di memoria per chi l’ha vissuto e di conoscenza e di attenzione per chi è nato dopo. In “Acuto” c’è tutto il mio desiderio di condividere emozioni con i lettori e di suscitare curiosità in quelli più giovani.
Di Laura Gorini