E’ Natale: Perché mi rende triste?

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Si avvicina la festa più importante e più suggestiva dell’anno con tutti suoi significati impliciti di rinnovamento, rinascita e cambiamento.

Laicamente l’occasione per ritrovarsi con amici e parenti, di scambiarsi doni, di vivere gradevoli esperienze enogastronomiche e di avere qualche giorno in più di vacanza dalla scuola e dal lavoro… eppure in molti mi dicono, e la percentuale di queste persone cresce:
 
Non vedo l’ora che sia il 6 gennaio, che tutto finisca e che si ritorni alla vita consueta.
Il Natale mi rende triste.
Non sopporto questo periodo.
Vale la pena fare una riflessione su questa situazione per provare a capire da dove origina la vena più o meno sottile di malinconia in coincidenza con una festività che dovrebbe costituire invece un momento di serenità e di gioia per uscire dal tran tran quotidiano.
 
C’è un aforisma delle Discipline Analogiche che recita:

La sofferenza è direttamente proporzionale alla mancanza di piacere
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A dire che il disagio si insinua nell’anima nel momento in cui le circostanze della vita non garantiscono alla persona il necessario piacere nei sentimenti, negli affetti, nelle passioni o nel lavoro.

Se si crea un vuoto, il sistema è organizzato per riempirlo con emozioni che se sono negative per una parte di noi, sono comunque positive per il sistema. Forse la tristezza nasce proprio da questa sovrapposizione della voglia di essere felice alla situazione vera e reale: il confronto ci restituisce un differenziale di infelicità.
 

Il Natale ci ricollega inesorabilmente a vissuti fondamentali della nostra vita passata che abbiamo giurato a noi stessi di non rivivere più e che invece una parte di noi vede replicati nel presente.

Spesso è solo un’interferenza, un rumore di fondo ma, se ci ascoltiamo bene, pure se in momenti e in condizioni profondamente diverse, alla fine la qualità di quel sottofondo è sempre la stessa.

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Questo indefinibile dover-essere che non si realizza perché una parte di noi non ha voluto che si realizzasse mentre, prendendo in mano la situazione, dovremmo fare in modo che si realizzi.

Perché la regola universale del dritto e del rovescio di ogni cosa e di tutte le cose ci dice che il Natale può tornare a essere felice a patto che si perseguano certi obiettivi che dipendono solo da noi, ovvero dalle nostre paure vincolanti. 

Detto in altri termini, possiamo dare inizio al nostro processo di liberazione e di crescita personale che significa conoscere le “ombre” che popolano la nostra anima, guardarle in faccia e mandarle via per tornare ad amare noi stessi e gli altri in modo incondizionato.

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E allora, banalmente e come esempio, non dirò “devo” fare i regali ma “desidero” fare i regali e solo alle persone che penso li meritino e a cui desidero strappare un sorriso di gioia, in piena libertà e in pace con la coscienza.

Vi auguro un Natale felice di conoscenza e di amore.

 
Ercole Renzi