La presenza imprescindibile delle donne nella tradizione sarda, intervista a Francesca Dettori

Le più antiche tradizioni sarde sono caratterizzate da un fascino intramontabile, i culti religiosi e le vicissitudini popolari sono strettamente legate a radici matriarcali, intervistiamo in proposito Francesca Dettori che ci racconterà uno spaccato fermamente rilevante e originale inerente all’evoluzione sociale della donna sarda in cui la si tratteggia quasi sempre come protagonista.

Ciao Francesca, se dovessi usare tre aggettivi per descriverti a qualcuno, quali ritieni che siano quelli che ti rispecchiano maggiormente?

Sceglierne tre non è facile, ma proviamoci: curiosa, precisa e dinamica.

Cosa fa scattare ad una persona giovane come te la passione per le tradizioni della Sardegna?

E’ qualcosa che senti dentro, è amore per la propria terra e per la sua storia.

Hai un aneddoto sulla tua scelta?

Certo, e curiosamente non si è svolto in Sardegna, ma in Portogallo durante l’Erasmus. Un amico portoghese faceva parte di un gruppo folk locale e mi portò a una festa in piazza: imparai a fare qualche passo del loro ballo e conobbi le loro tradizioni; pensai che in Sardegna avevamo un enorme patrimonio che io conoscevo ancora poco. Così. qualche mese dopo essere tornata mi iscrissi a un gruppo e, col tempo, imparai a ballare e indossare il costume.

Il tuo costume è quello di Sassari, ho letto che è tra i più semplici abiti tradizionali della Sardegna è così ?

Sì, è vero, rispetto ad altri risulta molto sobrio; come per tante realtà in cui l’uso si è perso, anche quello di Sassari è frutto di un attento lavoro di ricostruzione.

Che emozione provi indossando un costume tradizionale sardo?

Mi sento orgogliosa di portare avanti la tradizione, come se attraverso quel momento facessi in qualche modo parlare la nostra storia.

Cosa rappresenta per te?

Mi sento custode di questo tesoro inestimabile che è il nostro patrimonio culturale ed è il mio modo di prendermene cura.

Come vedi l’inserimento delle donne nel mondo della cultura e delle tradizioni della Sardegna?

Più che di inserimento parlerei di presenza imprescindibile, non credo si possa parlare di cultura sarda escludendo la parte femminile: essa è ben presente nella nostra cultura, dai tempi del culto della Dea Madre, forse è nella società attuale che dovremmo riscoprirne il valore e la centralità.

La donna della tradizione sarda era altresì creatrice e promulgatrice di simboli universali, e i suoi ricami, tessuti tra i fili del telaio, erano dei veri e propri ideogrammi e ancora così?

Non è facile rispondere, la donna è sempre stata creatrice di simboli a partire dai ricami passando per la decorazione del pane. Sicuramente, nei costumi, in passato i colori e la ricchezza dei ricami erano espressione di uno status (nubile, vedova, ceto sociale, etc.); oggi non è più così, ma credo che nella scelta dei ricami e dei gioielli indossati si comunichi ancora qualcosa di sé stesse.

C’è sempre grande attenzione per i personaggi e per la cultura della tradizione sarda, bisognerebbe fare ancora qualcosa per valorizzare questo immenso patrimonio?

Si, è un patrimonio vastissimo che ha ancora bisogno di essere valorizzato e divulgato; in tanti hanno poca conoscenza della nostra storia e delle nostre tradizioni e lo vedono soltanto come “folklore” in senso dispregiativo proprio perché non lo conoscono abbastanza.

Donne dallo sguardo costretto, che come descriveva Grazia Deledda, avvolgevano i loro volti in fazzoletti, abbellendo così la loro già nota femminilità, ti ci ritrovi?

Sì, è vero, indossare il costume ti fa sentire più bella.

Le tradizioni e i costumi di una terra affascinante come la Sardegna possono insegnare qualcosa?

Ci raccontano tante cose, ci parlano di persone, di natura, di storia e ci insegnano il rispetto: conoscere le nostre tradizioni per rispettare le altre.

Quante “traccas”, cavalieri e persone in abito tradizionale parteciperanno mediamente ad una processione?

Non è facile rispondere, perchè varia molto in base al posto in cui si svolge e al tipo di festa: ad esempio se è un paese con forti tradizioni cavalleresche è probabile che ci siano molti cavalieri, in un altro paese potrebbe non essercene nessuno; stessa cosa per le traccas che sono tipiche del Sud della Sardegna e raramente, se non per grandi occasioni, si vedono altrove.

Ovviamente è fondamentale nelle sfilate rappresentare al meglio il territorio è così?

Certo, infatti spesso si portano i prodotti legati al proprio territorio e molti capi sono legati alle professioni che si svolgevano.

L’ordine di una processione è casuale?

Non del tutto, anche se non ci sono regole fisse; di solito il Santo apre la processione seguito dal gruppo del paese e gli altri gruppi si accodano in base alle indicazioni del comitato organizzatore.

Secondo te quali sarebbero i vantaggi di un eventuale riconoscimento di queste feste come patrimonio immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco?

Una maggiore attenzione e consapevolezza del tesoro che abbiamo e della responsabilità di preservarlo.

Grazie Francesca, viva la tradizione, viva la donna.

Umberto Buffa