Salute: più frutta e verdura per bimbi che aiutano in cucina
Coinvolgere i bambini nella preparazione dei pasti in modo giocoso li convince a consumare più frutta e verdura, limitando forme estreme di neofobia alimentare, ossia il rifiuto selettivo di alcuni cibi.
Questi i risultati dell’indagine del team di ricercatori del Crea Alimenti e Nutrizione pubblicata sulla rivista Frontiers in Nutrition, su un campione di 99 piccoli in età scolare. Durante il lockdown la convivenza forzata ha prodotto l’aumento del numero dei pasti consumati in famiglia associata alla scelta di verdure e legumi.
Il 95% dei bambini che ha consumato maggiormente questi alimenti, infatti, aveva effettuato entrambi i pasti principali nel nucleo familiare e nel 35% dei casi è risultato che ne mangiavano di più rispetto a quanto accadeva nel periodo pre-pandemico.
Quanto alla neofobia alimentare, per il 97% dei bambini il rifiuto selettivo del cibo non è cambiato durante la pandemia.
Circa il 70% non ha mutato le proprie abitudini alimentari, con alcune eccezioni che hanno riguardato un aumento del consumo di frutta (22,2%), verdura (19,2%) e legumi (21,2%). Com’era prevedibile, le misure restrittive hanno impattata sulla sedentarietà, passata dal 25,3% al 70,7%. Interessante notare come durante l’isolamento sociale, il 39,4% dei piccoli è stato coinvolto nella preparazione dei pasti e come sia aumentata la percentuale che ha condiviso tutti i pasti con la famiglia (32,3% vs. 78,8%). I comportamenti non coercitivi dei genitori in reazione al rifiuto del cibo sono stati associati a bassi livelli di neofobia. “Una delle cause del basso consumo di frutta e verdura potrebbe essere la neofobia alimentare – spiega il coordinatore della ricerca Umberto Scognamiglio – definita come la riluttanza a mangiare cibi nuovi o sconosciuti: un comportamento molto comune tra i bambini con un ben definito esordio ed evoluzione. Il nostro studio dimostra come le strategie educative adottate dal genitore al momento del pasto possano influenzare in modo determinante le abitudini alimentari e il livello di neofobia”