Sara Gerini. La sordità? Non pesa quanto l’odio. Se cado sette volte mi rialzo otto

Sara Gerini: passato da modella e da atleta, fondatrice del movimento #FacciamociSentire e del libro omonimo. Social Media Manager e Direttrice Tecnica della Nazionale di Beach Volley Sordi. Una famiglia unita e numerosa, papà psichiatra e mamma insegnante di Latino. L’avventura esistenziale di Sara è di quelle fuori dal comune, la sua è una vera crociata per il diritto al rispetto. Perché Sara ha un super potere che rende necessario lottare per quel che dovrebbe essere un fatto acquisito. Ci racconta e si racconta attraverso le parole della lotta, i gesti che ogni giorno deve compiere per rimescolare le priorità dell’esperienza e far notare, a chi ancora è qualche passo indietro nel percorso di una piena civiltà, quanto sia necessario parlare e ascoltarsi. Ognuno con le proprie capacità d’ascolto.

 

Sara, per iniziare correttamente quest’intervista abbiamo bisogno del suo aiuto. Una parola definitiva, se proprio dovessimo avere la necessità di dispensare definizioni, qual è la più corretta: “sordo”, “non udente”, “portatore di deficit uditivo”? talvolta si rischia di essere fraintesi anche se in buona fede.

Ringrazio tanto per questo confronto perché  all’interno del mondo della sordità c’è ancora il dibattito tra il termine non udente e sordo. La prima ha una connotazione negativa per noi, perché nega qualcosa, la seconda identifica come persona che non ci sente. Preciso poi che il termine sordomuto indica una persona che non sente e non parla, ma come dice  l’articolo 1 della legge 95/2006 è sostituito con l’espressione “sordo”, anche perché oggi la sordità è affrontata con molti strumenti che consentono il linguaggio e anche di affrontare diversi percorsi; invece “portatore di deficit uditivo” è utilizzato molto nell’ambito medico ed è più formale. 

 A proposito di codici di linguaggio, parliamo di hate speech. Come sono cambiati i social, dalla loro nascita a oggi, nei confronti di chi ha una esigenza di comunicazione specifica come la sua?

La nascita dei social ha i suoi pro e contro. Per le persone sorde è uno strumento importante per interagire e comunicare con tutti e soprattutto ci si sente meno soli. Si ha la possibilità di farsi sentire e vedere. In negativo: non da il tempo per  gestire le emozioni. 

Lei si è inventata un modo originale, irresistibile ed esilarante di tenere testa ai commenti spietati sui social. Attraverso i suoi spazi risponde attraverso dei reels agli attacchi surreali di chi le muove accuse precise. Ne riportiamo solo alcune: «Sfrutti la tua sordità per avere tanta visibilità», «Sei una finta sorda!! Inutile che fai questi video. Non mi freghi», «Sei fortunata perché sei una donna piacevole, ma se fossi stata brutta saresti stata un fenomeno da baraccone!!!». Secondo lei quali sentimenti muove un odiatore da tastiera?

Come dicevo prima, per chi sta dietro uno schermo non ci sono inibizioni soprattutto manca la capacità di canalizzare i “sentimenti repressi”, quindi consente alla persona di esprimere, con facilità e senza freni, le pulsioni che nascono nella nostra testa. Io sono sicura che tante cose negate e  rimosse fanno male  alla nostra personalità ed emergono nei momenti di sfogo e in assenza di un interlocutore che ci risponda nell’immediato. All’inizio  ci rimanevo molto male, mi ferivano, poi col tempo ho capito che  quello schermo è lo scudo di una persona fragile e insoddisfatta della propria vita. Perciò ora le cose le faccio scivolare. Psicologia insegna!

 

Come ha vissuto la comunicazione durante la pandemia, con l’uso prolungato della mascherina che impediva la lettura del labiale?

Sinceramente molto male, l’idea di uscire e di vedere persone con il viso coperto mi metteva disagio, e ancora di più quando erano poco disponibili nei miei confronti. È stato un periodo molto tosto che mi ha messo in crisi esistenziale ma allo stesso tempo cercavo soluzioni per me stessa. Per esempio, ho contattato ditte produttrici di mascherine trasparenti e informavo la gente sulla legge che consentiva il non uso momentaneo della mascherina in situazioni particolari.

Lei ha dichiarato: «Mia madre e mio padre si armarono di tutto punto per non farmi mancare nulla, tant’è che sono cresciuta quasi con la convinzione di essere una bambina udente». Come si è concretizzato questo prodigio d’amore?

La sordità si affronta in due modi: isolando e isolandosi dagli altri, oppure attrezzandosi per compensare la mancanza. La seconda soluzione adottata in famiglia faceva parlare tutti di fronte, aumentando la gestualità tipicamente italiana, a volte scrivendo e semplificando il linguaggio. Insomma attrezzandosi per un risultato: la mia “normalità”.

A chi sente di dover rivolgere il ringraziamento più grande?

Ai miei genitori, ai miei fratelli e a mia sorella. Perché è grazie a loro che ho costruito la mia personalità. Ho imparato insieme a loro la leggerezza e la capacità di sdrammatizzare  ma anche la determinazione e la tenacia , soprattutto nello sport e l’ abitudine a credere sempre in qualcosa. A crearmi motivazioni  e trasformare le sconfitte in occasioni di crescita e di maggior forza.

Looking for Sara

Chi è la sua icona di libertà?

Rita Levi Moltacini

Chi è la sua power woman?

Mia madre

Come definirebbe il suo stile?

Sportiva casual vs elegante (a seconda delle situazioni)/raffinata. 

Un fiore che la rappresenta?

Petunia rossa

Il suo luogo del cuore?

Cagliari

Il suo ristorante preferito?

I baretti del Poetto: sole, umanità, relax.

Il libro da consigliare?

Accabbadora di Michela Murgia , una storia di “sardità”.

La serie tv?

Suits.

Un film da rivedere?

Million Dollar baby.

Qual è il suo profumo signature?

Jean Paul Gaultier. 

Da un punto di vista sociale, cosa la preoccupa di più?

L’Odio e i pregiudizi.

Il tratto principale del suo carattere?

Tenacia, determinazione

Qual è la qualità che apprezza di più nel/nella partner?

Empatia

Il suo peggior difetto?

Una leggera presunzione.

Il suo passatempo preferito?

Leggere

Cosa manca alla sua felicità? 

La sensibilità, meglio averne poca per non soffrire. 

Il suo scrittore preferito?

Ken Follett.

Il suo artista preferito?

Banksy.

Se avesse potuto scegliere il suo nome di battesimo, quale sarebbe stato?

Mi piacciono i miei nomi Sara Giada

Il personaggio storico che odia su tutti?

Hitler. 

L’impresa storica che ammira di più?

La liberazione italiana per mano di inglesi e americani.

Quale dono/potere vorrebbe avere? 

Lo stesso di Wonder Woman.

Come si sente attualmente?

Carichissima!

Il suo motto è?

Un proverbio giapponese: «Cadi sette volte. Rialzati otto».

    

Illaria Muggianu