“Gli Assi” della magia, tre menti un solo incantesimo.

 

 

Alessandro Frongia, Stefano Demurtas e Lorenzo Mameli formano il trio “Gli assi”, insieme uniscono abilità tecniche, carisma e un tocco di ironia, regalando al pubblico esperienze indimenticabili, li ho incontrati dietro le quinte del loro spettacolo alla “Grande Jatte” tra carte che volavano, risate improvvisate e un’energia che solo la magia sa dare.

Alessandro quando avete iniziato? Tutto nasce da una mia idea, dopo avere convocato Lorenzo e Stefano per un caffè ho detto loro: Ma perché non formiamo e creiamo un format che andrà sui social con il tema principale la magia della strada? L’idea della Street-magic è piaciuta soprattutto perché siamo tre artisti diversi, ognuno ha le sue specializzazioni e così è nato il nome “Gli Assi”.

Lorenzo c’è qualche sogno che vorresti trasformare in magica realtà? Sogni ce ne sono tantissimi, in primis quello di arrivare in Tv con la mia magia.

Lorenzo, ci sono dei maghi che hanno influenzato il  tuo percorso? Mi ha influenzato il mago Dynamo, famoso illusionista britannico di fama mondiale conosciuto per le sue performance straordinarie, seguendo le sue trasmissioni ho pensato se lo può fare lui lo posso fare anche io, così ho iniziato il mio percorso.

Quali sono i momenti magici del vostro percorso che più vi ricordate? Dopo uno spettacolo di Street-magic in Via Manno davanti ad una decina di persone abbiamo stupito tutti perché la carta scelta da uno di loro fu ritrovata nella vetrina di un negozio.

Alessandro, fai ogni genere di magia ma quale ti piace di più? Bellissima domanda, abbraccio la magia in maniera generale, però adoro molto la magia da scena.

Quali sono le differenze tra illusionista e prestigiatore? L’illusionista fa chiaramente sempre parte del termine prestigiatore, però è più specifico, si identifica di più in un ramo della magia.

Lorenzo, quali sono gli effetti che più ami realizzare e perché? Quelli comici perché come dice Checco Zalone in questo periodo storico la gente ha bisogno di ridere, e se la gente ride di quello che faccio, rido anche io e sono felice.

 

Dai racconta qualcosa? Quando facciamo il nostro spettacolo “Il circo delle illusioni” faccio un personaggio chiamato “Willy il gaggio” un personaggio senza freni, non sai quello che può fare, stupisce e fa troppo ridere.

 

 

Mi parlate del “Circo delle illusioni”? E’ un carosello ideato da Stefano dove abbiamo inserito delle figure che poi siamo noi tre, praticamente la fusione degli “Assi”.

Come sono andate le vostre serate? Sono andate benissimo, sempre “sold out”, piace perché Il circo delle illusioni è un carosello magico.

Da quanti anni fate questo spettacolo? Da due anni, ci sono tante figure: Il mago classico, il mago comico il Mentalista, quello che va a disturbare nel circo, il domatore di animali  e tanti altri personaggi.

 

Sabato nel vostro spettacolo ho notato che vi supportate a vicenda, le studiate queste cose o sono improvvisate? Le studiamo e se qualcuno commette un errore gli altri due devono subito aiutarlo.

A proposito di spettacolo come vi preparate prima di andare in scena? Le prove sono la punta dell’iceberg, ma è anche vero che abbiamo una parte improvvisata perché fai capire quanto è la tua bravura.

Stefano, a quale grande prestigiatore del passato ti piace essere paragonato? Sinceramente non mi piace essere paragonato ad un altro artista. Ognuno di noi è molto diverso e questo è anche uno degli obiettivi a cui ogni artista dovrebbe ambire. Se proprio devo fare qualche nome di illusionisti e mentalisti che ammiro, dico sicuramente James Randi, Silvan e Derren Brown.

 

Alessandro, hai mai avuto delle esperienze particolari o insolite durante le tue performance? Quella negativa, può essere che la persona scelta dal pubblico mi ha creato qualche problema durante il numero, chiaramente me la sono sempre cavata perché ho rigirato situazione a mio favore. Positive tantissime, soprattutto quando faccio gli spettacoli per i bambini, i loro abbracci sono le cose che mi rimangono e mi ripagano di più.

Lorenzo, quale è il significato della parola magia? Ha mille significati, per me magia può essere una carta che cambia, una persona che sparisce.

Stefano, come si impara a leggere la mente? Per riprodurre i diversi tipi di letture del pensiero che faccio è necessario tanto studio tramite libri specifici, fare corsi di mentalismo e in particolare fare tanta pratica imparando molto e soprattutto imparare dagli errori.

Cosa ne pensi dei trucchi svelati in Tv o nei sociale? Penso che sia un’opportunità per chi vuole iniziare ad imparare in modo economico e veloce. Potrebbe anche aiutare a rendersi conto che la nostra percezione è più fallace di quello che si pensa e che i poteri paranormali non c’entrano con la magia. Inoltre per i maghi diventa un modo per impegnarsi a migliorare e a fare sempre di più anziché accontentarsi di riprodurre ciò che già fanno tutti.

 

Quali progetti avete per il futuro? Sicuramente continuare il percorso intrapreso è già un obbiettivo, e poi creare nuovi spettacoli e presentarli al più presto.

Alessandro: Che consiglio daresti ad una persona che vorrebbe intraprendere lo studio di questa arte? Sicuramente non farlo per soldi ma per passione e non buttarsi giù alle prime esperienze negative.

Stefano, quali sono gli elementi più importanti della tua performance? Per me è importante l’apparente semplicità nel ricreare qualcosa di incredibile ma anche il coinvolgere il pubblico il più possibile senza mai ridicolizzarlo ma stupendomi o divertendomi con esso.

 

E’ vero il detto che voi maghi ne sapete una più del diavolo? Anche due, tre quattro cinque e sei. (Ridono tutti e tre)

Quale magia dovrebbe adoperare una donna per far perdere la testa ad un Mago? Una formula magica che la porti ad amare l’artista ma anche la sua arte.

Volete lasciare un saluto a Rivista Donna? Certamente, un saluto magico, pronti? “Sim sala bim” che è la parola magica per eccellenza, fatelo anche voi vi porterà tanta fortuna.

 

                                                                                                                                                   Umberto Buffa

 

 

 

Le foto dell’articolo sono state concesse dagli intervistati.

 

 

 

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