Scienza, supercellule contro la leucemia scoperte da un’ italiana

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La ricerca scientifica italiana è sulle prime pagine dei giornali più importanti del mondo, fra cui Time, il Times, la Bbc-radio, il Guardian, l’ Indipendent e il Telegraph, con la notizia di uno studio sull’ immunoterapia dei tumori che potrebbe costituire una pietra miliare per la cura delle leucemie

Chiara Bonini, vicedirettore della divisione di Immunologia, Trapianti e Malattie infettive dell’Ircss San Raffaele di Milano, è la protagonista di questa scoperta. Insieme a Fabio Ciceri, Direttore dell’ Ematologia e Trapianto di midollo osseo, ha coordinato uno studio attraverso il quale è stato individuato nel sistema immunitario un tipo di cellula “memory stem T” in grado di rimanere a lungo nell’ organismo. Questa cellula, se modificata geneticamente per indurla ad attaccare le cellule tumorali, potrebbe proteggere l’ organismo anche per tutta la vita.

Una terapia anti-cancro che potrebbe non solo sconfiggere la malattia, ma anche impedire che si ripresenti per anni. Lo studio, firmato Irccs Ospedale San Raffaele e Università Vita-Salute San Raffaele, è stato presentato a Washington in occasione del meeting annuale dell’American association for the advancement of Science (Aaas) e già pubblicato su Science Translational Medicine.biologia

Nel loro studio clinico, i ricercatori del San Raffaele guidati da Chiara Bonini si sono concentrati su pazienti affetti da leucemia acuta che avevano ricevuto, a partire dall’anno 2000, un trapianto di midollo osseo da donatore familiare parzialmente compatibile. La sperimentazione prevedeva l’infusione di globuli bianchi del donatore, noti come “linfociti T”, modificati geneticamente per poter fornire ai pazienti un nuovo sistema immunitario, per combattere la leucemia e difenderli dalle infezioni.

A distanza di anni da trapianto e terapia genica, i parametri immunologici sono risultati uguali a quelli di persone sane e di pari età. Davanti a questo primo esito positivo, il passo successivo è stato identificare quali cellule del sistema immunitario resistessero maggiormente nel tempo, andando a verificare quali di esse si ritrovavano dopo anni. A essere promosse, per la loro persistenza fino a 14 anni, sono state le “memory stem T cells”, o staminali della memoria immunologica.

«Sapevamo da tempo – sostiene Chiara Bonini – che è possibile armare geneticamente i linfociti T in modo che riconoscano ed eliminino le cellule tumorali con precisione ed efficacia. Ma quelli finora prodotti, pur bravi ad uccidere le cellule tumorali, subito dopo morivano a loro volta, lasciando l’organismo indifeso. Grazie a questo studio, invece, possiamo supporre che se armiamo geneticamente la sottopopolazione di “memory stem T cells”, queste sopravviveranno a lungo nel paziente, contribuendo a mantenere in remissione la leucemia».

di Ilaria Rundeddu