Difficulty management, l’innovativo metodo di gestione delle difficoltà e dei momenti di crisi

Per Mara Mussoni guidare le persone in modo gentile ma fermo, con energia ed empatia, è una delle sue maggiori qualità

Vuol far sì che le persone possano evolvere e crescere nella loro consapevolezza, sradicare convenzioni e sensi di colpa, prendendo tra le mani il loro futuro. Solo così sapranno che spesso la via della guarigione esiste. Solo sapendo chi si è e da dove si viene, si potrà affrontare la difficoltà.

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Ci parli di Lei

Mara Musoni di oggi è una donna soddisfatta di aver superato, affrontato e gestito tante difficoltà nella vita di diverso stampo. E attraverso queste, e grazie alla sua voglia di mettersi sempre in discussione, è cresciuta e maturata come persona e professionista.
Sono partita con un cancro a 18 anni, un altro a 38 e nel frattempo diversi cambiamenti relazionali e lavorativi. Sono passata da un lavoro sedentario in ufficio ad un viaggiare quotidianamente in lungo e in largo per la Romagna e non solo. Mi sono formata a 360 gradi, acquisendo strumenti pratici e non e, solo dopo essermi fin troppo complicata la vita, ho compreso che tendiamo a replicare copioni: pensieri, parole e comportamenti che non fanno altro che creare gli stessi risultati e quindi le stesse difficoltà, ma magari in contesti e in momenti storici diversi.

Cos’è una difficoltà secondo lei?

Partiamo dal dire che non c’è la stessa interpretazione per tutti. Ognuno di noi può reagire in maniera totalmente diversa e opposta di fronte ad una situazione rispetto ad altri.
Nel tempo ho compreso che ognuno sente il peso di una difficoltà a seconda del suo livello di sopportazione e in base al suo sistema percettivo reattivo, che gli fa percepire una minaccia o cogliere una sfida.
Per me, ad esempio, le difficoltà sono sempre state degli stimoli, degli input per fare meglio, per crescere e per comprendere ciò che avevo sbagliato prima… anche se, parliamoci chiaro, mi sono fatta anche molto male e ho dovuto davvero metterci tanta energia per venirne fuori.

Da dove il suo metodo di difficulty management ovvero gestione delle difficoltà?

Nasce innanzitutto dall’esperienza diretta sul campo della vita e dalla mia professione di formatrice e coach a fianco di persone coinvolte direttamente e indirettamente con la malattia. Utilizzo il cancer coaching per far risparmiare tempo di sofferenza alle persone e per far sì che possano uscire dalla paura e dalla confusione che ne deriva.
Ho preso spunto da oltre 200 casi con cui ho lavorato in questo particolare e difficile momento di vita e, avendo testato il metodo, mi sono resa conto di quanto potesse abbracciare difficoltà date da esigenze diverse.

A chi è rivolto il metodo?

È rivolto a tutti! Non credo che ci sia qualcuno sulla faccia della Terra che non abbia mai avuto una difficoltà.
E credo anche che tanto di più esse si creano nelle relazioni.
L’ambito lavorativo è uno di quei luoghi dove passiamo la maggior parte del nostro tempo e quindi è proprio lì che ci sono difficoltà che poi si portano anche a casa.
Le aziende sono sistemi organizzativi composti da risorse umane e serve sempre di più generare consapevolezza e dare strumenti pratici alle persone, affinché possano stare meglio e pertanto garantire la produttività che sta tanto a cuore agli imprenditori.

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Come funziona?

Il metodo è strutturato, ma al tempo stesso flessibile e si affianca in maniera personalizzata a ogni individuo che, grazie a 4 passaggi precisi riesce a fare chiarezza, comprendere la dinamica che sta al di sopra della difficoltà, ricercare le possibili alternative per poi arrivare alla soluzione più strategica attuabile e sostenibile in quel momento affinché possa subito metterla in atto.

Quali sono i risultati che produce?

Innanzitutto le persone sia che facciano un percorso individuale sia che venga fatto in gruppo in azienda acquisiscono strumenti pratici, migliorando la loro consapevolezza e ottenendo una proficua interazione fra loro stessi e quindi con gli altri.
Soprattutto in azienda non si considera quasi mai l’importanza di mettere in sinergia le persone con le stesse soft skills, non le si valuta, e così facendo si perde l’ opportunità di creare uno stato di armonia, che genera un ambiente più produttivo e performante.
Tutti noi diamo il meglio di noi stessi con chi è in assonanza piuttosto che in dissonanza.

Ci faccia un esempio pratico

Certo, ad esempio se un collega è legato alla dinamica della certezza, è più probabile che sia una persona ordinata, abitudinaria e con un certo rigore nel compiere i suoi compiti. Se viene affiancata da un altro collega o responsabile che invece è legato alla dinamica dell’incertezza, è molto probabile che entrino in conflitto, perché uno soddisfa il proprio bisogno intrinseco in maniera diametralmente opposta e quindi colui che ama gli stimoli, i nuovi progetti e le nuove sfide da affrontare sarà demotivato da colui che invece per rimanere sempre così com’è, gli dirà: ma cosa vuoi fare? Ma sei sicuro che questa cosa funzioni? Sei sicuro che si possa fare?

Ed ecco che poi il dubbio crea energia negativa per uno e ansia nell’altro. Chiaro? È uno degli esempi semplici, ma necessari da comprendere, che potrebbero capitare.

Ovviamente non si possono stravolgere i ruoli all’interno dell’azienda e non è neanche sempre possibile stare solo con chi ci piace, fra l’altro non è neanche funzionale, perché se nella vita impariamo, le cose più importanti le impariamo da coloro che riteniamo diversi da noi. Ma dare strumenti di gestione significa trovare un accordo e una modalità di interazione, anziché trattenere e agire in maniera istintiva.

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Ci dia un ultimo consiglio

Voglio solo dire che sogno un mondo migliore, un mondo dove le aziende per prime si prendano la responsabilità sociale di rendere le persone più consapevoli e sogno un mondo fatto di libertà, serenità e rispetto per tutti.
Io posso essere solo una goccia nel mare, ma credo di non essere l’unica e che invece siamo in tanti a sognare di lasciare un posto migliore rispetto a quello che abbiamo trovato, per i nostri figli, per quelli che ci sono e per coloro che arriveranno.

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Giorgio Nadali