Dialogo e ascolto alla base del’integrazione multiculturale

 

3 immigrati

I Bisogni primari: un lavoro, una casa. Queste sono le richieste che gli immigrati richiedono e cercano dalle strutture e dal personale che li accoglie in Sardegna. Ma queste esigenze non possono essere slegate dalle problematiche della salute e dall’applicazione delle norme giuridiche in una realtà, sempre più multiculturale.

La dottoressa Anna Vittoria Cerbo cardiologa e Medico volontario della Caritas, evidenzia quanto l’assistenza e la sensibilizzazione alla salute siano importanti nel processo di integrazione.

Svolgo l’attività di medico e nella mia esperienza ho potuto constatare che manca la sensibilità alla tutela della salute. Come il cibo e il lavoro sono bisogni essenziali così la salute di uomini è donne è indispensabile per vivere bene e integrarsi nella società. Non è facile – spiega la Dottoressa Cerbo – sensibilizzare gli immigrati a prendersi cura della propria salute. Arrivano nei nostri centri di accoglienza spaesati e alla ricerca di un lavoro, ignari delle loro condizioni fisiche. Tante volte spiego loro che se stanno male, e non sono in forze, non possono recarsi a lavoro. Non è semplice. Non bisogna dimenticare la loro cultura di appartenenza. Per questo il dialogo e una conoscenza approfondita della realtà da cui provengono divengono elementi fondamentali per sviluppare sentimenti di fiducia e avvicinarli alla cultura della salute e della prevenzione delle malattie.

Il dialogo e il confronto tra le differenti realtà multiculturali è stato evidenziato della Dottoressa Rita Gungui, ricercatrice e docente di antropologia nel settore Migrazioni e Intercultura. Nella sua relazione in cui ha analizzato la comunità senegalese presente a Cagliari ha sottolineato come la conoscenza della storia antropologica culturale sia indispensabile per accogliere e supportare i cittadini immigrati. “ Nel dialogo e nell’ascolto risiede la chiave fondamentale dell’integrazione – spiega Rita Gungui. Se, in particolare le donne, si sentono ascoltate e comprese è più semplice che si instauri un rapporto di fiducia e il processo di integrazione si semplifica.. E’ dovere del medico e degli operatori conoscere la realtà culturale e la lingua di origine dei loro assistiti. Stare attenti ai gesti e alle parole. Nelle mie numerose ricerche, ho potuto constatare che la costruzione di una nuova identità nel paese d’arrivo si può realizzare solo attraverso un attento confronto e incontro tra esperti del settore in cui al primo posto ci sono gli individui, la loro personalità e il rispetto delle differenze culturali”.

2013-10-05 12.41.21Quando collaborazione, rispetto e ascolto tra culture si incontrano, i risultati nel processo di integrazione sono assicurati e gli immigrati diventano una risorsa in più per il paese e le loro competenze contribuiscono alla crescita culturale ed economica.

La storia di Prisca è un esempio concreto. Arrivata in Italia nel 2002 come rifugiata politica, Prisca è stata accolta nel quadro dell’inserimento socio lavorativo il “Fontanile” del comune di Roma. Il suo impegno è stato costante e la sua volontà di integrarsi l’ha gratificata con la vincita di una borsa di studio per immigrati promossa dalla commissione Pari Opportunità della Regione Sardegna, all’interno del progetto “No Racism”. Nel 2003 è arrivata in Sardegna. Ha partecipato a un progetto sul diritto internazionale e l’immigrazione svolgendo oltre alle attività di studio un tirocinio formativo alla Caritas di Cagliari. Una esperienza che Prisca definisce importante e indispensabile per la sua integrazione e realizzazione personale. “Non è stato facile – racconta Prisca- lasciare il mio paese da sola. La stanchezza, le difficoltà del viaggio, la paura di non ricongiungermi con la mia famiglia erano forti. Ma non mi sono arresa. Sono venuta in Italia per trovare una nuova vita, trovare un lavoro e contribuire all’integrazione delle culture. Ho avuto momenti di sconforto ma, ho studiato tanto, conosco l’italiano, l’inglese e il francese e grazie all’impegno delle persone che mi sono state vicine svolgo il lavoro di mediatrice culturale, traduttrice e interprete nell’ambulatorio della Caritas in Viale Fra Ignazio a Cagliari. Sono felice di essere punto di riferimento per i nuovi immigrati che arrivano in Sardegna e di poter contribuire con la mia esperienza ad agevolare il processo di inserimento in questa nuova realtà”.