Marta Pisano, un trillo da mille e una notte!

Marta
“Le origini della danza del ventre si perdono nella notte dei tempi”. Marta Pisano ci fà rivivere le atmosfere misteriose di questa splendida disciplina. Marta una donna dai grandi occhi scuri ed espressivi, nel suo sguardo si può leggere la grande passione che nutre per la danza orientale, la gioia che prova ballando e insegnando quest’arte alle donne. Ci spiega come la danza del ventre va vissuta come mezzo per aprirsi a un mondo nuovo e quali i benefici  sulla salute delle donne.
Rivista Donna l’ha incontrata per voi…
Noyeleh, una scuola e un gruppo di ballerine appassionate di danze orientali. Accompagnaci alla scoperta di questo mondo…come è nata l’idea di aprire questa scuola?
 “Noyeleh Danze Orientali”,di cui sono la direttrice artistica ,è un’associazione che  nasce dalla passione e dall’amore che lega ogni singola componente alla meravigliosa arte della danza medioorientale, con l’intento e l’impegno di contribuire alla divulgazione artistica di questa danza, con dignità e nel rispetto della cultura del popolo Egiziano.
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Danze medio orientali e danze gitane, cosa hanno in comune?
 Le danze medio orientali e le danze gitane  pare  provvengano tutte  dall’India, da dove i gruppi di nomadi spostandosi raggiunsero la Persia, L’Egitto, giungendo poi nel Xi secolo in Turchia e in Grecia, disperdendosi poi nei Balcani.
Una delle forme di danza gipsy più sensuale e conosciuta è la Kalbelia originaria della comunità degli incantatori di serpenti che vivono nel deserto del Tar in India.I movimenti di questa danza ricordano infatti quelli dei serpenti,giri vorticosi, movimenti sensuali delle mani,del corpo e  ondeggiamento dei fianchi.
Sempre dall’India  pare fossero originarie le Ghawazee (conosciute come le  zingare  egiziane del deserto), benchè la loro origine sia fortemente di dubbia provenienza. Di certo è che in seguito alla migrazione di queste tribù, una parte di esse  si stanzio’ nell’alto Egitto, dando origine appunto alla comunità Ghawazee, di cui oggi resta in vita una sola famiglia. Le Ghawazee possono essere considerate il primo esempio di danzatrici professioniste, che proprio per il fatto di essere zingare e quindi marginali rispetto alla società egiziana, potevano esibirsi in pubblico, anche di fronte ai primi viaggiatori stranieri: grazie a questa possibilità, in occidente arrivò una prima eco dell’esistenza di danze nel mondo arabo, dando inoltre un notevole contributo all’evoluzione della tecnica della danza, potendo  nel corso dei loro spostamenti geografici arricchire il loro patrimonio coreutico con movenze caratteristiche di altre aree geografiche, in particolare quelle dell’India, della Persia e della penisola arabica.

Ci sono poi le danze tzigane (rom) il cui linguaggio è fortemente comune a quello delle danze mediorientali, dovuto al fatto che i Rom, nel loro girovagare hanno assorbito e rielaborato le danze dei territori che attraversavano, e che oggi accomunano le danze nomadi indiane, russe, rumene, ungheresi, flamenche e orientali.

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La danza del ventre è un’arte antica le cui origini risalgono al culto della madre terra, una danza propiziatoria per la fertilità e il parto. Quanto di questi elementi sono presenti?

La danza del ventre, il cui nome originario è “Raqs Sharqi (tradotto Danza Orientale) veniva danzata nei templi sacri e negli Harem (luoghi di culto e di studio delle arti) dalle “donne per le donne”. Danzare in gravidanza, è una delle forme più antiche di preparazione al parto ed è la stessa parola a ricordarcelo GraviDanza. Sembra che le danzatrici si disponessero in cerchio attorno alla partoriente, la quale doveva simulare i loro movimenti, disegnando  otto e  cerchi con i fianchi in modo da aiutarla a partorire. Sono sempre di più i medici che oggi consigliano questa danza per i suoi molteplici benefici, come rinfornzare i muscoli addominali e pelvici, migliorarne il controllo e riducendo la probabilità di prolasso uterino, oltre a migliorare la postura, l’equilibrio, alleviare i dolori alla schiena ecc.

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Quai sono i segreti dei movimenti della danza con cui Salomone incanto Erode?

In realtà Salomè è un mito che si colloca tra storia e leggenda e,alla quale viene attribuita la danza dei 7 veli, ma in realtà nulla di tutto ciò è realmente documentato. Di certo sappiamo solo che,nella mitologia babilonese,  la Dea Ishtar  era spesso rappresentata con i famosi sette veli, che corrispondevano  ai sette chakra (centri energetici del corpo),  di colori differenti ad indicare anche i sette pianeti, ognuno dei quali possedeva dei pregi e dei difetti che influenzavano la personalità di ogni essere vivente. In onore di questa Dea, le sacerdotesse eseguivano la famosa ‘Danza dei 7 Veli’, dove l’abbandono di un  velo simboleggiava l’allontanamento degli aspetti umani negativi per esaltarne quelli positivi. Era una danza sacra, che donava energia  e armonia tra il corpo e la mente seguita da una preghiera alla dea. Non era  una danza erotica , anche se spesso erroneamente  dagli occidentali (che non la conoscono)  è definita in questo modo

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 Quali sono i primi elementi tecnici da apprendere?
 Innanzi tutto è importante lavorare con la corretta postura, quindi il primo lavoro va assolutamente fatto su questo. Spesso, nella vita di tutti i giorni tendiamo a tenere una postura errata, che ci fa uscire anche “quella pancetta di troppo”e che ci provoca spesso fastidiosi dolori alla schiena. Il secondo lavoro lo si fa sull’isolazione di tutte le parti del nostro corpo,  che è il principio fondamentale di questa danza… Seguono poi i primi movimenti di base. Inutile dire che è una danza che si può iniziare a qualsiasi età e tutte le donne (ma anche uomini) ne traggono forti benefici.
Il trucco, l’abito di scena e la musica a quale tra questi elementi non si può rinunciare?
Di sicuro è impossibile rinunciare alla musica…l’abito e il trucco per quanto ci facciano sentire belle  non sono poi  indispensabili… uno dei miei più grandi Maestri diceva, “vestiti di stracci e danza”…
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 Nella tua palestra si possono praticare diversi stili: danza della spada, danza con i veli, danza con i candelabri e la danza del pugnale… ci puoi descrivere questi stili molto affascinanti e misteriosi…
La danza della spada “Raqs al saif”viene fatta risalire da molti al periodo Ottomano… Racconto un aneddoto a tal proposito: anticamente le donne venivano comprate o  rapite come bottino di guerra e, portate nei Palazzi dei Ricchi Signori.Allcune di esse facevano i lavori domestici, le più belle venivano invece fatte esibire in canti e danze.
Non tutte però si adattavano a questa situazione di schiave e lo dimostravano in modo singolare:
Durante l’esibizione afferravano le spade dei guardiani presenti e le sistemavano in equilibrio sopra la testa. Continuavano a ballare impavide, con movimenti delicati e sinuosi, esprimendo il concetto: «tu, che controlli la mia vita, tenendo la spada sulla mia testa, non potrai mai possedere la mia anima!
La storia  ci  dice però  che furono  forse le Ghawazee le prime a danzare con la spada in testa, le quali afferravano le spade dei soldati napoleonici in missione in Egitto e danzavano tenendole in equilibrio sulla testa. Questa affascinante danza simboleggia in ogni caso, la forza, ma anche la giustizia e la temperanza della donna.
La danza del candelabro, Raqs Shamadan”, è una danza ereditata da antichi riti e cerimonie che si svolgevano all’interno dei templi dedicati al culto.L’accensione della candela ha un significato mistico che auguraluce spirituale a vari eventi  e divinità.
Proprio perciò, dagli  del xx secolo tale danza venne praticata durante i matrimoni e i battesimi. come buon auspicio. Durante la cerimonia nuziale “Zaffa”,che si celebrava di notte, la sposa usciva dalla propria casa per recarsi a quella del futuro marito, accompagnata da un corteo di amici e parenti,guidato da musicisti e da una danzatrice,con il candelabro acceso sulla testa, segno di buon auspicio per la nuova coppia.Simbolicamente illuminava il cammino dei futuri sposi. La danza del pugnale,è una danza antica che sembra venisse danzata nei templi sacri  in onore della Dea Selkis e. rappresenti la morte, il sesso e la trasformazione. Viene anche utilizzato nella danza Iraqi, la danza delle zingare iraqene. Il velo infine, è una danza mistica, sinuosa, misteriosa, che nella danza in onore della Dea Iaset rappresenta l’occulto, l’inconscio, l’immaginario e, ricollegandoci al mito di Salomè, e  al mito di Ishtar, Dea Madre nell’antica Mesopotamia, che perse tragicamente suo marito Tamouz e che decise di ricercarlo nell’Ade. Il percoso, ostile e tortuoso, presentava un susseguirsi di sette cancelli ai quali appariva di volta in volta un demone guardiano. Per poter proseguire il viaggio, ad ogni cancello Ishtar era costretta a lasciare uno dei sette veli che teneva appesi sui fianchi. Dopo aver ceduto l’ultimo velo, Isthar poté finalmente riabbracciare il suo amato Tamouz ed ottenne dalla sorella Ereshkigal, Signora degl’Inferi, il consenso di poterlo riportare per sei mesi l’anno sulla terra. Il viaggio di Ishtar è simbolo del Ciclo Vitale, e i 7 veli rappresentano i 7 chakra, che vengono successivamente liberati dalle negatività ogni volta che un velo viene tolto.
Venne però introdotto effettivamente nella danza nel XX secolo, dalla coreografa russa Anna Ivanova, per insegnare la postura alle danzatrici Egiziane.
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Esistono ancora dei pregiudizi su questa danza?
Si purtroppo esistono ancora molti pregiudizi dovuti alla “non” conoscenza di questa danza,forse a causa dell’errata rappresentazione di essa. E’ una sorpresa per molti scoprire che la danza orientale non nasce per essere uno spettacolo che allieta gli uomini, bensì come una danza delle donne per le donne che si ricollega ad antichi culti religiosi legati alla madre terra che propiziavano e celebravano la fertilità nelle antiche società matriarcali della Mesopotamia e,chel a sua natura veniva associata dunque ad una femminilità-fertilità e non vissuta esclusivamente come sensualità.
 Quando una danzatrice può essere definita autentica?
Una danzatrice può essere definita “autentica” quando chi danza, danza “se stessa”, quando non imita un modello di danzatrice. E’fondamentale ricordarsi che la danza orientale, non è una danza “fisica”o uno “show”, bensì una danza interiore e  profonda, volta a trasmettere le proprie  emozioni, (rabbia, tristezza, gioia ecc), non solo attraverso il linguaggio del corpo, ma soprattutto dell’Anima…
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Danza del ventre è sinonimo di….
 “Trasmettere le proprie Emozioni”….
Femminilità, sessualità la danza del ventre aiuta?
Con la danza orientale si acquisisce indubbiamente una maggiore consapevolezza corporea, quindi  un senso di rinascita e di riscoperta della femminilità. Contribuisce all’aumento della propria autostima, ad accettarsi quindi  per quello che si è, di conseguenza utile  anche alla sessualità.  E’importante sottolineare che è una danza adatta a tutte le età, senza “ma” e senza “se,pertanto bisogna avere il coraggio di provare a mettersi in gioco”… Ricordiamoci che l’arte non ha età, ma solo Anima!!!
 La musica orientale inoltre  possiede alcune peculiarità, da lungo tempo studiate nell’ambito della musicoterapia, che hanno specifiche influenze fisiche e psichiche che hanno effetto calmante e anti stress, oltre a tutte i benefici a livello fisico. Insomma, dalla saggezza orientale non c’è che da imparare e da provare!!
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 La tua scuola ha partecipato alla trasmissione di Videolina “Di che danza 6?” raccontaci questa esperienza..
L’esperienza a Videolina è stata per le  mie allieve  un’esperienza divertente, ma soprattutto  di” condivisione” (perchè questo è la danza orientale). Inoltre per noi è stato un grande onore ricevere dal programma la “Menzione Speciale”  in Danze Orientali.
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 Il tuo prossimo spettacolo?
I prossimi spettacoli in programma sono previsti, uno per il 21 Marzo, “Incanti di Primavera” in collaborazione con la Lions, dove il ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza e, il prossimo autunno  “Awalim” (il Volto delle donne)  dove, come nel primo verrà trattato il tema delle donne. Lo spettacolo si presenta come un viaggio nel mondo femminile, nella sua storia e nel suo animo, tra  le mille sfaccettature dei suoi colori e delle sue emozioni. Attraverso lo studio della storia, egli stili e delle melodie, penetriamo nel mondo femminile, nel ruolo che , usando la danza, la donna ha assunto nella società del passato e nella società contemporanea mediorientale: da sacerdotessa a danzatrice professionista delle corti, da donna schiavizzata dell’harem a donna a danzatrice nomade opressa ed emarginata, da donna depositaria della continuità  e della tradizione a dualità delle danze gitane cosi allegre e vivaci, cosi capaci di trasformare il dolore in felicità e festa.
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