Walter Rebel Carta. Il Signore dei colori da quarant’anni

 

Dicono di lui: «Un bel giorno Dio, stanco del grigiore che intristiva il pianeta Terra, un bel giorno creò Walter Rebel». Walter Rebel Carta, il Signore dei colori, dalle mille vite, da musicista a scrittore, ha intervallato la consueta attività dello studio artistico Rebel art, il più antico del mondo in materia d’arte aerografica, ad attività come il memorabile The Body Painting Art Show, durante il quale decora il corpo delle modelle nel celebre locale rock di Milano Rolling Stones, non con l’originale tecnica aerografica su corpo. L’entusiasmo del pubblico è palpabile. Per Rebel l’ennesimo riconoscimento da appuntare al petto. Rebel è il capostipite di questa professione in Sardegna, forse in Italia, cerchiamo di indagare  come  una passione possa diventare mestiere. Con si può comunicare con un talento tanto singolare.

Rebel che ultima il ritratto del cantante Andrea Parodi

Come nasce il suo nome di battaglia?

Direi per acclamazione popolare. Io originariamente pensai di usare un altro nome d’arte Walter Out law, Walter fuorilegge, ma tutti mi hanno istintivamente chiamato da subito Rebel. Un vero e proprio battesimo plebiscitario. Sui giornali, il passaparola tra le persone, i clienti. L’ho letto come un segno: vengo percepito secondo la mia componente ribelle. E va bene così.

Rebel ospite fisso di Valerio Vargiu e Bruno Corda e apprezzato dal pubblico alla prima serata del venerdì di Sardegna Uno.

 

L’opera a cui è più legato?

Non ho opere alle quali sono legato o meno legato, perché qualsiasi lavoro per me è meraviglioso. Le mie opere sono, indistintamente, figli miei e vivo con profonda estasi e grande orgoglio sapere che in questo mondo così rovinato dalla complessità delle relazioni sociali c’è un momento in cui le mie opere regalano emozioni diverse, a persone diverse, in diversi momenti, da quarant’anni, ormai. Per via di queste innumerevoli variabili non posso dire di essere legato a un’opera in particolare. Ciò che più amo fare sono i ritratti. Mi misuro con qualsiasi soggetto, ma i ritratti sono il mezzo per esprimermi al meglio. Ricordo con piacere l’esperienza a Sardegna Uno, da Bruno Corda e Valerio Vargiu. La sfida entusiasmante di riuscire a realizzare in diretta televisiva di un’ora e un quarto i ritratti dei maggiori protagonisti della cultura, della musica e dello sport internazionale, da Maradona a Piero Marras, da Niki Lauda a Kobe Bryant.

Rebel in un articolo d’epoca. L’artista cagliaritano è sempre stato protagonista della scena mondana del capoluogo sardo.

 

Il progetto più ambizioso andato a segno?

Il progetto più ambizioso è proprio Rebel Art. Io svolgo questo lavoro da quarant’anni, con la solidità che è riuscita a darmi serenità nonostante la situazione lavorativa di tutti i cittadini, indistintamente, sia critica e non muti di governo in governo. I contratti brevi si traducono in precarietà esistenziale: il fatto di non poter accendere un mutuo non consente di progettare, per dirne una. La mia è una piccola azienda ma sono fiero di poter dire di aver resistito a tutto, persino alla pandemia.

Rebel al Rolling Stone di Milano durante una performance di body painting su una modella.

Il suo laboratorio d’arte aerografica è il più vecchio in Italia. Ricostruiamo assieme la sua storia, che coincide, in gran parte, con la sua avventura esistenziale dato che ha iniziato molto giovane.

Il mio laboratorio è il più longevo, quello che ha resistito a ogni avversità. Altri hanno aperto e nel tempo hanno chiuso i battenti. Il mio è più vecchio anche della maggior parte dei laboratori d’America, nonostante essa sia la terra dell’aerografia. Quasi sicuramente il più vecchio del mondo, di certo uno dei pochi aperti al pubblico.

Rebel tra i conduttori televisivi Valerio Vargiu e Bruno Corda dopo la realizzazione del ritratto in memoria di Marco Simoncelli

Qual è il suo rapporto con LaborArt?

L’esperienza con LaborArte nasce da una profonda stima verso il suo Presidente Patrizia Floris, una fiducia che fortunatamente è vicendevole. Per me i prerequisiti essenziali  di una collaborazione proficua sono la trasparenza e la bellezza dello spirito. Mi interessa l’energia spirituale. Definirei il mio rapporto con LaborArt di “amicizia artistica”, all’insegna di una grande libertà performativa. Per LaborArt ci sarò sempre.