La musica e l’animazione di Ester e Luca

Ester e Luca LiveMusic, Karaoke, Dj-set, Music-Design, Animazione.

Non è facile trovare in giro per l’Italia un duo di bravi e affiatati artisti poliedrici, Ester e Luca danno vita a sonorità calde, avvolgenti, corpose, dai timbri profondi accompagnati da una animazione travolgente, li ho incontrati nella cornice fantastica di “Villa Molza” a Bonporto (MO) in occasione di un bellissimo ricevimento, sono testimone di averli visti all’opera dalle 16,00 alle 02,00 senza fermarsi minimamente, ed eccoli finalmente al mio microfono.

Vi presentate ai nostri lettori in poche parole?

Ciao! Siamo Ester e Luca, noi facciamo musica e intrattenimento per eventi, e voi fate finta di divertirvi leggendo questa intervista!

Quando è nato i vostro duo?

L. Devo dire che è stata una casualità, era il 1994, io già facevo serate di piano bar con un cantante, e succede che, a poche ore da una serata importante, prende un febbrone da cavallo che gli impedisce di cantare.
Poco prima avevo avuto occasione di ascoltare Ester ad un Karaoke, e mi è venuta in mente proprio lei come sostituta per la serata, azzardando un repertorio completamente nuovo e provandolo in un pomeriggio.
Da lì in avanti abbiamo sempre lavorato assieme!

Il Wedding Awards, il premio del settore assegnato sulla base delle recensioni delle coppie sposate, vi riconosce come i professionisti più raccomandati nei matrimoni, avete qualche aneddoto da raccontarci?

L. Abbiamo tantissimi matrimoni alle spalle, e con essi una infinità di aneddoti, una volta ci è capitato che una signora anziana ci staccasse la spina durante il pranzo perchè secondo lei (solo secondo lei) la musica era troppo alta! Oppure che lo sposo si mettesse a litigare con il suo testimone, sfiorando la rissa e decretando di fatto la fine anticipata del banchetto.. ma i momenti più belli sono quelli che ci fanno capire che il pubblico si diverte, questa è la nostra missione!

Le vostre esibizioni sono caratterizzate da parti suonate, cantate live  con il supporto di basi musicali come preparate le serate?

L. Normalmente facciamo un brief operativo con gli sposi, o con il nostro committente, e costruiamo il percorso musicale migliore che rappresenti la serata a tutto tondo. Sulle parti LIVE naturalmente siamo sempre orientati su brani che non presuppongano la conduzione in contemporanea, se no sciupiamo tutto! Quando si conduce utilizziamo brani originali, quando è il momento di cantare si canta!

Quali sono le radici musicali di ogni singolo? Iniziamo da Ester.

Devo dire che sono cresciuta con le sigle dei cartoni animati, ascoltando e cantando Cristina d’Avena (senti? sono uguale!! ahahah…) .
Poi un bel giorno, a 13 anni ho sentito BAD di Micheal Jackson, ed è stata la svolta! Da quel momento ho recuperato il terreno perduto e mi sono messa ad ascoltare tutto il mondo del pop di provenienza anglosassone, da Madonna in poi, passando per tutte le regine del pop internazionale anni ‘90 (Alanis Morrisette, Cristina Aguilera, Tasmin Archer).
In Italia sicuramente Elisa e Giorgia stati sono due punti di riferimento essenziali. E poi come non mettere in mezzo un po’ di Black Music?

Adesso tocca a te Luca quali sono le tue radici musicali?

Le mie radici musicali sono abbastanza articolate, ho iniziato a 6 anni con la musica
classica, e ho iniziato suonando l’organo Farfisa che avevo in casa.
Poi durante gli anni 80 sono passato da un ascolto quasi interamente-new wave (i primi U2 e Simple Minds, Cure, Cult, New Order…) a tutti gli scenari dove i sintetizzatori erano protagonisti (dalla musica elettronica dei Tangerine Dreams, Art of Noise, Depeche Mode a tutta la Italo Disco dell’epoca).
Alla fine degli anni ‘80 ho cambiato rotta in un giorno, complice una serata passata assieme a Rudy Trevisi (l’inarrivabile e ispirato polistrumentista e sassofonista di Vasco Rossi) che, saputo che suonavo le tastiere, mi fece ascoltare The Nightfly di Donald Fagen e The Elektric Band di Chick Corea, uno di fila all’altro. Di lì in avanti mi sono appassionato a tutto il mondo della Jazz Fusion che seguo ancora con grande interesse.
Oggi suono piano elettrico e tastiere, basso elettrico e percussioni latine, compongo e produco, oltre a fare console DJ dal 1987.
Una sola postilla: i Pink Floyd non mi hanno mai abbandonato dall’uscita di The Wall…

Nel vostro repertorio non c’è nessuna traccia che sia spiccatamente indirizzata verso una sonorità precisa, ci sono mille influenze, l’assenza è un trend?

Bella domanda! Potremmo addentrarci nei trend, specialmente nella musica da ballare, ma preferisco pensare che le nostre esibizioni non sono concerti, ma sono quasi dei random party, dove devi assolutamente guardare il pubblico negli occhi, leggergli il pensiero e portarlo a quello che vuole ascoltare in quel preciso momento.
Nei matrimoni, come nelle convention aziendali, il pubblico è normalmente abbastanza variegato, e con esso anche le direzioni musicali.

Sembra che la musica da “playlist” di oggi si identifichi nella voglia di far riemergere la voglia di guardare nel passato è così?

Ah, certamente! non passa giorno nel quale non si assista ad un “campionamento” di qualche successo del passato. Ora è il momento degli anni 80/90, ma devo dire che bene o male è sempre stato così (cosa dovrebbe dire Stevie Wonder, a cui la musica RnB ha praticamente saccheggiato tutti i brani migliori per farne dei loop..?)

 Live Music, Dj-set, Karaoke ma soprattutto intrattenimento c’è un trucco per coinvolgere le persone?

Il trucco in realtà si traduce in esperienza. La tecnica che adottiamo nella conduzione è un misto di trasmissione radio in diretta, varietà televisivo, cabaret ma anche attenzione alle emozioni del pubblico. Bisogna andare in quei solchi, ma anche essere pronti a cambiare direzione o registro in 2 secondi, 10 sono troppi!

Avete due voci bellissime ma, qual è il vostro cantante preferito? Prima Ester e poi Luca.

Vasco. Una forza della natura. Anche se dicono che ormai ha “finito le pile”, ascoltare la sua musica mi dona una grandissima energia.

Se dovessi portarmi su un’isola deserta il disco di un solo artista, certamente qualcosa dei Pink Floyd.

Come preparate le vostre lunghissime serate?

L. Le nostre lunghissime serate (che bella definizione, in effetti sono proprio lunghe…) sono, come dicevamo prima, il risultato di un brief con l’organizzatore (sposi o azienda che sia), con il quale raccogliamo le direttrici principali della serata.
Poi mettiamo in scena un mix di brani cantati live oppure riprodotti, e momenti di intrattenimento che solo una lunga esperienza ti può suggerire. Io ho fatto tanti anni di palco e consolle, quindi non preparo una scaletta per il DJ-SET ma parto dal presupposto di evitare accuratamente tutto ciò che ai nostri committenti non piace, partendo dai pezzi suggeriti da loro, mentre Ester parla al microfono da più di 30 anni, cos’altro dovremmo aggiungere?

Per essere bravi artisti è necessario imparare  “essere” originali, quale strada avete scelto  per le vostre esibizioni?

Sicuramente il coinvolgimento proattivo del pubblico ci da una mano. Ma anche la scelta dell’ecosistema musicale in funzione della location, in termini di estetica musicale. Inutile girarci attorno, ci sono posti dove un certo tipo di musica funziona, altri dove la stessa musica non ci combina nulla. Questo va sempre tenuto in considerazione.

Dove  trovate la freschezza e la spontaneità del vostro intrattenimento?

Il trucco è non avere paura di niente, di non prendersi troppo sul serio, una buona dose di ironia e di autoironia e poi… guardare sempre attentamente il pubblico. Ogni audience ha il suo registro e conseguentemente il suo linguaggio!
Bisogna poi conoscere e ascoltare davvero di tutto, in modo da avere a disposizione quante più munizioni possibili per riuscire a interpretare le aspettative del pubblico.
Infine l’esperienza, non ultimo ingrediente, ci aiuta molto. Abbiamo fatto tantissima pre-discoteca live, nel periodo in cui eri contrattualmente impegnato a suonare per almeno il 51% dell’orario di apertura di un locale: questo si concretizzava in serate da 3 ore e mezzo di fila senza alcuna interruzione. Iniziavamo suonando per la guardarobiera e i baristi, terminavamo con la pista piena pronta per il DJ di turno!

Ma alla fine il segreto è partire con l’intenzione di divertirsi. Lo ripetiamo sempre: il giorno in cui non ci divertiremo più a fare musica sarà il giorno in cui smetteremo!

Volete lasciare un messaggio ai nostri lettori?

Venite a trovarci appena avete occasione e… fate sempre finta di divertirvi!

Articolo di Umberto Buffa