“Qui le stiliste si fanno le scarpe” Intervista a una giovane sarta di Cagliari

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La realizzazione di abbigliamento artigianale ha trovato spazio sui blog e i social network, dove si possono presentare a un ampio pubblico le proprie creazioni: ma il mondo della moda non è il Paese dei balocchi per i giovani di talento.
Si parla di moda “handmade”, ovvero lavorata a mano, come espressione della propria arte.
Le mani di Martina Senis, ventisei anni, si dividono tra le richieste dei clienti e i suoi sogni: da grande voleva fare l’artista, si diploma al Liceo Classico, poi una scuola di moda riaccende le sue passioni da bohèmienne. Il suo racconto è quello di tanti giovani: ragazzi di talento e con idee nuove, vorrebbero entrare in un mondo che apre le porte a chi possiede la chiave, ma spesso senza averla guadagnata col sudore.

-Quando hai avvertito la tua vocazione? Qualche coinvolgimento nella strage di “Gira la moda”?

Mai avuto e, che io ricordi, mai desiderato.
Sono stata però come tutte le bambine e giocavo con ogni vestito, complice mia nonna che è sarta : parei,
foulards, li avvolgevo attorno al corpo sentendomi una diva degli anni ’30 (mi facevano vedere tantissimi
film d’epoca, e lì ho iniziato a innamorarmi di quei capi sinuosi ). Barbie, che adoro, ci ha messo del suo:
prima di giocare passavo del tempo a vestire e accessoriare le mie bambole e quelle di mia sorella, poi ho
iniziato a disegnare figurini orribili, sempre in stile anni ’30.
Con la scuola e il resto ho abbandonato, poi la passione è tornata, quella per la sartoria un po’ in ritardo
(all’inizio non ne volevo sapere di cucire).
-Il ruolo di Barbie nella crescita delle ragazze è trascurato.

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Ora che sei cresciuta, quanto vale un tuo pezzo espresso in termini di lavoro?

Un mio pezzo non ha valore: ci metto sudore e fatica, tengo alla perfezione anche nel riattaccare un
bottone. Ci sono creazioni che mi hanno occupato un’intera estate, altre che realizzo in pochi giorni, ma mi
concentro sempre al massimo sulla loro perfetta creazione.

-Racconta una tua giornata tipo.

Sveglia presto , lavoro, pranzo, ripresa fino all’ora di cena o allenamento( gioco in una squadra di Basket).
Mi districo tra i vari lavori per i clienti, dalle riparazioni alle confezioni ; quando ho un po’ di tempo per me,
anche la notte, mi dedico alle mie “creature mostruose”, ovvero gli abiti che prendono vita nella mia testa.
-In quali occasioni hai esibito i tuoi pezzi?Oltre alle mie pagine https://www.facebook.com/martinasenislavorisartoriali e
http://senismartina.wix.com/martinas , dove le creazioni sono visibili, partecipo quando posso a tutti i
mercatini, come il Creative Corner Market, che ormai è parte integrante della realtà handmade cagliaritana.
Per le creazioni più “mostruose”, come mi piace chiamarle, ho fatto qualche servizio fotografico.
L’ultima fatica , ma molto soddisfacente ,è stata quella di curare la collezione primavera-estate di Love
Retrò. Mi ha assorbito completamente, ma è stato una gran bel lavoro.

-Ritieni che in Sardegna ci siano spazi stimolanti per le giovani stiliste?

Assolutamente no! Di base c’è molta invidia, ignoranza, ognuna è pronta a fare le scarpe all’altra: anche le più “anziane” non
danno modo a noi giovani di farci spazio. La mia fortuna è stata quella di non essere entrata in quel mondo ,
e quando ci sto non mi importa di nessuno: io so quanto valgo.
Personalmente, ho avuto una grandissima insegnante di sartoria e modellismo , Mariagrazia Uras, che non
si è mai preservata dall’insegnarmi trucchi e segreti del mestiere; poi ho mia nonna, che mi tramanda tutte
le tecniche della vecchia confezione di una volta. Posso dire di essermi salvata da un ambiente di squali.

-Regalaci qualche ritratto di questo mondo di squali..

Già all’epoca dell’accademia, cercavano di tarparci le ali. La direttrice era un’incompetente: non sapendo
come aiutarci (o forse per gelosia), ci diceva che era impossibile realizzare gli abiti più estrosi che
disegnavamo. Ho imparato dopo, con insegnanti diverse, quali fossero le mie capacità.
E’ un ambiente in cui spesso l’arte passa in secondo piano: ho visto finti artisti nascondere la propria
inabilità, dichiarando di preferire uno stile semplice e “chic”, persone che sparlavano continuamente dei
colleghi (ma questo accade in ogni ambiente).

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-Conosci giovani che hanno maggiore visibilità? Tu stessa hai contatti con “luoghi che contano”?

No, l’ambiente sardo non mi piace: dalla mia esperienza ho dedotto che tutto funziona attraverso favori,
antipatie o simpatie, nessun merito. Conosco persone che non sanno mettere due punti in fila, ma prendono
parte ad ogni evento o sfilata col loro seguito di amici leccapiedi. Il soldo fa muovere molte cose.
Poco tempo fa, una ragazza che ha appena iniziato a cucire (ma fa parte del giro giusto), mi ha fatto una
sviolinata per i miei lavori: aveva scoperto che sono sarta di fiducia presso un negozio vintage, ma ha avuto
la faccia tosta di chiedere alla titolare se avesse bisogno di una sarta! Purtroppo si è data la zappa sui piedi,
alla proprietaria è stato sufficiente un breve colloquio per dedurre la sua incapacità.

-Conoscere le “persone giuste” significa poter ricreare un abito secondo il proprio stile e usando stoffe
pregiate. Hai questa libertà?

Per fortuna o purtroppo , lavoro anche per gli altri, spesso non posso permettermi di “sporcare” le richieste
del cliente col mio stile. Posso dare consigli sui tessuti e sui tagli ,ma rifiutare dei lavori, solo perché non
corrispondono al mio gusto, è un lusso che al momento non mi posso permettere.
Faccio un lavoro ben confezionato, diverso dai prodotti industriali e cerco di scegliere tessuti della migliore
qualità possibile , ma spesso si trovano chiffons che valgono 30 euro al metro, se non di più, così la decisione
spetta al cliente.

-Dove ricavi il materiale per le tue creazioni?

Mia nonna è un’accumulatrice compulsiva di tessuti, quindi ho intere ceste da cui attingere. Diversamente,
vado dal ben noto Geppino a Quartu, ai Magazzini San Paolo, che adoro per l’atmosfera e il servizio
offerto, o da Vogue tessuti, tornato in auge da poco tempo e ricco di scelta.

-Chi sono i clienti di Martina?

I clienti sono i più svariati , richiedono dalle semplici riparazioni alle confezioni. Sono persone uniche, diverse
tra loro: quando ci entro in contatto, e scopro che lavoro fanno o parlano della loro famiglia, sono uno
stimolo continuo per la mia creatività . Posso dire di amarli follemente tutti.
Un ragazzo, ad esempio, suona in una cover band dei Kiss, fargli il costume è stato divertentissimo e di più
vederlo suonare con indosso la mia “creatura”. Sono felice di essere stata promossa da lui come sarta di
fiducia.
Un’altra mia cliente (la mia preferita, non dirlo a nessuno) è una consulente d’immagine: grande
viaggiatrice , amante del vintage e delle confezioni su misura. Lei è mi apre un mondo nuovo ogni volta e
adoro parlarle.

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– Hai mai avuto a che fare con clienti boriosi e snob?

Per ora no, ma so per certo che arriveranno. Mi è capitato che alcuni svalutassero il mio lavoro: c’è chi
pensa “ fa la sarta, la stilista, in sostanza non fa niente” e che sia sufficiente accendere la macchina da
cucire e farle fare tutto; chi mi ritiene un’ignorante solo perché non ho continuato a studiare dopo il liceo.
In realtà io lavoro sodo e ho rinunciato a molte cose. Un’amica mi ha detto da poco che sono come la morte:
non vado mai in vacanza.

Davanti a giganti e raccomandati, hai mai avuto dubbi sul futuro?

Ogni giorno . Mi chiedo spesso se rimarrò nella mia cameretta a cucire o se riuscirò a combinare qualcosa
di più col passare degli anni ,se sto sbagliando tutto: ho un ragazzo che mi vede come un’artista e mi
supporta, un’amica meravigliosa che si svena per le mie creazioni ed è la prima a cui chiedo un parere,
colleghe amiche che mi aiutano senza secondi fini , e grazie a loro ci credo ancora.
Ho poi il mio giro di clienti, che apprezzano davvero di cuore la mia arte, alcuni capiscono completamente
quanto valga la cura della confezione che mi è stata tramandata nei minimi dettagli.

-Veniamo alle certezze sul passato. Vintage: cosa tenere.

Io adoro il vintage, i costumi d’epoca, ma non sono una maniaca del genere e ultimamente è diventata una
moda: tutti si atteggiano a esperti , mentre prima avrebbero schifato l’idea di comprare un capo vecchio e
usato.
Del vintage va salvato tutto. Io però ne parlo da un punto di vista tecnico, lavoro moltissimo su capi da
recuperare e rimettere in sesto (mi vedo un po’ come una piccola clinica del vintage): li apro, li smonto, e
rimango affascinata dalla cura della confezione di allora, trovo oggetti che non conosco, ma
fortunatamente mia nonna è un reperto vintage vivente e mi illumina su tutto.

-Dalla tua piccola stanza ai grandi nomi: a quale stilista ti ispiri?

I miei preferiti sono Vivienne Westwood e Alexander McQueen.
La Westwood ha costruito uno stile, passando dal punk all’alta moda, ma mantenendo il fascino della
ribellione, anche alla sua veneranda età: come non ammirare una donna il cui primo negozio aveva il nome
di “Sex”? Vorrei pure io stupire, sconvolgere e comunicare così.
Poi c’è McQueen, che riesce a tirarmi fuori il cuore, l’espressione più cupa e meravigliosa dell’anima. Il lato
dark fa parte di me e spesso mi spaventa , ma è anche grande fonte di ispirazione; purtroppo McQueen è
stato mangiato da questa parte, io spero di poterne sempre tirare fuori qualcosa di orrendamente buono e
creativo.

-Non dimentichiamo che la Westwood ha di recente mostrato il suo corpo da settantenne nella vasca da
bagno: non ha certo perso la voglia di essere ribelle. E la tua anima ribelle dove ti porterà? Quali i tuoi
progetti?

Vado molto per piccoli passi: vorrei ampliare il giro di clienti e riuscire a trovare del tempo per una
collezione sontuosa, realizzarla in un bel servizio fotografico. Mi piacerebbe che il lavoro mi facesse girare il
mondo e allo stesso tempo raggiungere una stabilità, ma per ora posso dire di sentirmi molto felice e
fortunata.

 

Di Silvia Malagnini

 

martina al lavoro